NIMIS HA RICORDATO L'INCENDIO E LA DEPORTAZIONE DEL SETTEMBRE 1944
di Giuseppe Longo
NIMIS – «Purtroppo, con tutto quello che succede nel mondo, l’uomo non ha ancora imparato la lezione della Storia!». È la triste constatazione di un ragazzo delle scuole medie di Nimis che s’incrocia con quella di Bruno Fabretti, ex internato, 98 anni appena compiuti, il quale sorretto da una salute e una lucidità davvero invidiabili non ha voluto mancare all’annuale cerimonia del 29 settembre, quella che ricorda l’incendio del paese del 1944 e la deportazione in Germania di tanti giovani. Come dire che la nuova, ultima generazione, si trova in sintonia con il pensiero di chi quella immane tragedia l’ha provata sulla propria pelle e oggi è ancora qui a renderne drammatica testimonianza. Per cui ha fatto benissimo la civica amministrazione a indire la cerimonia nel giorno anniversario, il 77°, anche se feriale – del resto così avviene da sempre, il 25 agosto, anche a Torlano -, appunto per coinvolgere gli alunni delle scuole primaria e secondaria, dai quali si sono ascoltate frasi profonde, che fanno riflettere e che meritano d’essere annotate. Come pure i bambini dell’asilo che hanno disegnato un enorme drago simbolo di devastazione e di odio, posto dinanzi all’altare maggiore del Duomo di Santo Stefano, dove monsignor Rizieri De Tina ha celebrato la messa di suffragio, creando, alla predica, un parallelo tra i drammi, indimenticabili della guerra, e quelli della pandemia, la guerra silenziosa che purtroppo è ancora in corso, dopo aver causato così tante vittime e cambiato la nostra vita.
Dove e quando:
Nimis
29 settembre 2021