Un ricordo di Vinicio Lago "Fabio" in occasione dell'anniversario della nascita.

Il nove gennaio ricorre un altro anniversario della nascita di un osovano: non è quello che si dice un anniversario “tondo”, ma si tratta di una ricorrenza che non possiamo tralasciare, ovvero la nascita di Vinicio Lago, partigiano della Brigata Osoppo, morto il 1° maggio 1945, in viale Palmanova a Udine.

Su questa morte la storiografia ha riportato alcune versioni, molto contrastanti una dall’altra, ma in questi ultimi mesi si è potuto reperire documentazione assai importante che costituisce una conferma, riteniamo inoppugnabile, del fatto che Vinicio Lago venne colpito a morte dalle pallottole sparate da partigiani garibaldini. Nei prossimi mesi verrà dato alle stampe un libro curato da Andrea Legovini che costituisce una indagine seria e circostanziata su questo inquietante episodio. Non vogliamo anticipare i contenuti del libro, ma vogliamo comunque ricordare la figura di questo brillante giovane patriota. Vinicio Lago nacque a Roma il 9 gennaio 1920, figlio di Oreste Lago e Maurilia Hirn. Dopo aver ottenuto la maturità classica, s’iscrisse all’Università e successivamente nell’agosto 1939 alla Scuola Allievi Ufficiali di Modena. La laurea la ottenne nel 1940 e nel 1941 con il grado di Sottotenente di fanteria prestò il servizio militare in Slovenia, a Postumia fino al 1943 quando venne trasferito alla Delegazione Trasporti di Trieste, nuovamente vicino alla famiglia. Il padre, funzionario delle Assicurazioni Generali, era stato trasferito a Roma, ma nel 1926 la famiglia era ritornata a Trieste.

Dopo l’armistizio del 1943 si spostò da Trieste verso il sud Italia, con il proposito di voler servire la Patria. Qui frequentò il corso paracadutisti. In Puglia ebbe i primi contatti con gli jugoslavi, che anch’essi combattevano per la liberazione delle loro terre. Nel settembre 1944 partì verso il nord e venne paracadutato nella zona del Natisone. I compiti erano quelli di collegamento tra le autorità militari del sud e le formazioni partigiane in Friuli. Secondo Giovanni Paladin i compiti di Vinicio Lago erano di intermediario fra lo Stato Maggiore del Regio Esercito e le formazioni libere dell’Osoppo e quelle del CLN di Trieste.

Vinicio Lago partecipò alle missioni coordinate da Macpherson e Nicholson. Lago operava nella pianura friulana, tenendo la sua base al Tempio Ossario di Udine, assieme a Cecilia Deganutti (Rita), giovane diplomata alle Magistrali arcivescovili ed infermiera volontaria. Purtroppo il suo marconista viene catturato dai tedeschi e svela l’identità e le mosse di Lago e della Deganutti: in cambio della libertà accetta di collaborare con i tedeschi e di tradire Lago che viene a conoscenza del doppiogioco. Questi gli chiede un incontro chiarificatore in un locale pubblico udinese, che si trasforma in una trappola: ci va con la Deganutti e vengono fermati, ma con una mossa fulminea riescono a fuggire. Mentre Lago cerca un nuovo rifugio, la Deganutti se ne torna ingenuamente a casa, dove è arrestata e subito trasferita a Trieste. Morirà nella Risiera di San Sabba.

Vinicio Lago cambia identità, si camuffa con barba e occhiali, si nasconde presso il commerciante udinese Baxiu e continua la sua opera. Nel marzo del 1945 viene coinvolto nel progetto per un’azione contro le carceri udinesi di via Spalato, per liberare i comandanti della Osoppo, arrestati a Brazzacco di Moruzzo: il piano prevedeva l’intervento del gruppo guastatori della Osoppo e la copertura dell’aviazione britannica che avrebbe dovuto distogliere la vigilanza con un bombardamento. L’azione viene sospesa in quanto vi erano troppe incertezze sull’esito della operazione. Alcuni giorni dopo saranno liberati grazie ai falsi documenti di scarcerazione procurati da don Emilio De Roia. Lago continua la sua opera, tenendo gli ultimi contatti tra il CLN e il governo italiano, fino alla metà dell’aprile ’45. Cercherà senza riuscirci, d’inviare un emissario triestino nell’Italia libera.

Il 17 marzo 1945 “Fabio” che negli ultimi tempi, per ragioni prudenziali aveva mutato il nome in “Sergio” ricevette una lettera da parte del partigiano garibaldino Alessio con la richiesta di segnalare agli Alleati la necessità di un bombardamento su Palmanova per colpire la Caserma Piave dove opera il famigerato centro antipartigiano. L’invito del partigiano Alessio non venne raccolto. Fabio/Sergio che aveva il tramite diretto con l’aviazione alleata impedì il bombardamento di Palmanova sul presupposto di considerazioni concrete. Il bombardamento della città non avrebbe avuto alcun senso nel marzo del 1945 in quanto il nemico era ormai prossimo alla sconfitta e tale delitto “non diminuirebbe di un solo minuto la guerra, e non farebbe arretrare di un metro l’occupatore”. La città di Palmanova ha voluto esprimere il proprio grato ricordo al giovane triestino con una lapide posta nella loggia comunale.

Vinicio Lago si era sempre adoperato per creare un unione tra l’Osoppo e Trieste, “cercava (Lago) di allacciare strettissimi rapporti tattici fra le formazioni dell’Osoppo e il Corpo Volontari della Libertà (CVL) di Trieste, insisteva instancabilmente per la rapida nomina del comandante unico. La cosa non era facile, perché si trattava di trovare la persona adatta alla funzione delicatissima e, nello stesso tempo, gradita alle formazioni Giustizia e Libertà (GL) e alle formazioni gravitanti intorno alla Democrazia Cristiana (DC). Dopo molte riunioni e notevoli difficoltà di ordine psicologico il problema fu risolto con la nomina di un triumvirato militare costituito da Antonio Fonda Savio (comandante in capo del CVL), da Ercole Miani (comandante della divisione GL), da Ernesto Carra (comandante della divisione Rossetti). In tal modo per la prima volta, veniva realizzata l’unità di comando del CVL di Trieste.

Lo statuto che doveva regolare i rapporti fra il CLN e il Comando di piazza fu elaborato da Biagio Marin. Per mezzo di. Vinicio Lago, Trieste strinse vincoli indissolubili con l’Osoppo in quanto entrambe miravano allo stesso scopo: il ritorno del Tricolore d’Italia su queste terre agognate dagli slavi di Tito. L’ultima sua visita a Trieste è del 25 aprile 1945, quando gli eventi precipitano: ne approfitta per abbracciare i genitori. Sarà l’ultimo suo abbraccio a Trieste, nell’abbraccio alla mamma e al papà. E ritorna al Friuli perché il destino si compia nelle imperscrutabili sue leggi. Il primo maggio, il giorno della Liberazione di Udine, Lago nel pomeriggio parte su un camion alla volta di Trieste, percorrendo non la strada statale per Gorizia, la più corta, ma verso Palmanova, dove però non riesce a passare a causa dei reparti tedeschi che ancora stanno transitando. Rientra quindi verso Udine e all’altezza dei mulini sul Ledra vi fu lo scontro a fuoco in cui trovò la morte.

Dove e quando:
Vinicio Lago "Fabio - Sergio" (1920-1945)