Colpiscono le numerose iniziative promosse in questi giorni per
ricordare la figura di Teresio Olivelli, alpino, poi esponente della
Resistenza, deportato a Flossenburg e Hersbruck, dove venne brutalmente
ucciso il 17 gennaio del 1945. Questo giovane lombardo, insignito di
medaglia d'oro al valor militare alla memoria, è stato beatificato nel
febbraio del 2018, quando fu riconosciuto il suo martirio “in odium
fidei”. Cerimonie religiose e manifestazioni infatti sono state
organizzate a Vigevano, Lodi, Lecco, Tremezzo e Bellagio in provincia di
Como, e a Barzago (Lecco).
Anche l’APO si sente coinvolta in questo “Cammino con Olivelli” nel ricordo che ha lasciato questo giovane testimone del Secolo Breve, nel suo breve passaggio a Udine, iniziato a fine ottobre del 1943, in fuga dal campo di prigionia austriaco. Proprio ad aprile dello scorso anno lo abbiamo ricordato collocando una lapide sul fabbricato di via Pracchiuso, di proprietà della famiglia Ariis, dove Teresio fu ospite per due settimane in attesa di riprendere il viaggio verso casa in Lombardia. Sempre nella stessa occasione abbiamo realizzato una pubblicazione a lui dedicata, con la quale abbiamo voluto ricordare la sua figura, rievocando anche il suo soggiorno udinese e l’incontro con la famiglia Ariis. Per chi volesse, è disponibile copia della pubblicazione, inviando richiesta all’indirizzo mail della Associazione info@partigianiosoppo.it.
Proprio nella pubblicazione ricordavamo che “Teresio Olivelli ha una caratteristica che lo rende particolarmente importante nella storia della Guerra di Liberazione: egli con la sua azione chiama alla rivolta interiore prima che a quella politica, sociale o armata. Una rivolta che non è conflitto tra fratelli, come scrive nel giornale “Il Ribelle” da lui fondato. “Siamo contro una cultura fratricida, la nostra è rivolta dello spirito. Lottiamo per una più vasta e fraterna solidarietà degli spiriti.”
E concludevamo: “Abbiamo voluto ricordare questo ragazzo, testimone intenso e vivo di questo Secolo Breve, così drammaticamente vicino alla nostra realtà di oggi. E desideriamo ricordare assieme a lui, i tanti che, anche nel nostro Friuli, hanno vissuto il martirio causato dall’odio e dalla vendetta.”