RICORDATO OGGI A UDINE L’80° ANNIVERSARIO DELLA FUCILAZIONE DI ANTONIO FRIZ

Oggi, di buon mattino, un gruppo di persone si è ritrovato in via Verdi a Udine, davanti alla lapide che ricorda la fucilazione avvenuta il 10 dicembre 1944 di 4 partigiani: due osovani (Antonio Friz e Guglielmo Jacuzzi) e due garibaldini (Luciano Gerussi e Bruno Pallavisini). Oltre al presidente dell’APO Roberto Volpetti c’era infatti un numeroso gruppo di parenti di Antonio Friz, che così hanno voluto ricordare la figura del giovane di appena 18 anni, appartenente al Battaglione Guastatori della Osoppo.

Antonio Friz era nato a Pontebba il 6 febbraio 1926 da una famiglia originaria di Caerano di San Marco (TV). Il padre Roberto, ferroviere, si trasferì a Udine nel 1935 con l’intera famiglia. Antonio dopo aver frequentato le scuole elementari e medie, si iscrisse al Liceo Scientifico “G. Marinelli”, dove frequentò la prima e seconda classe. Dopo l’8 settembre 1943 Antonio aderì al gruppo di resistenti, formato quasi esclusivamente da giovani studenti delle scuole superiori udinesi e che prese il nome di “Battaglione Studenti”.

Nella primavera del 1944, Antonio, che aveva assunto il nome di battaglia di Wolf, assieme a Giuseppe Tomat Bepi, Pietro Tolazzi Lunc ed altri, iniziò nella Osoppo, l’attività di resistente nel Gruppo Ferrovieri, che operava da Tarvisio a Udine lungo la ferrovia Pontebbana, con lo scopo di compiere azioni di sabotaggio e di fornire informazioni sul movimento dei convogli. Il Comando della Osoppo decise un’azione di sabotaggio alla stazione ferroviaria di Udine, diretta dal comandante del Battaglione Guastatori, Umberto Michelotti Berto ed in collaborazione con l’aviazione alleata. La riuscita di questa azione avrebbe evitato i bombardamenti della città.

L’azione programmata inizialmente per il 5 dicembre, per una serie di contrattempi, venne rinviata alla notte fra il 9 ed il 10 dicembre. Antonio e gli altri guastatori, rimasero in attesa nascosti nella zona di Laipacco - via del Bon: probabilmente la loro presenza non passò inosservata.

La sera prestabilita Wolf con alcuni compagni si avvicinò al deposito delle locomotive per porre delle cariche esplosive in un triangolo luminoso per segnalare agli aerei alleati quello che doveva essere il loro bersaglio. I tedeschi però stavano attendendo l’arrivo dei sabotatori osovani: Wolf così cadde in trappola. Dopo la cattura venne condotto nella Caserma Di Prampero e fu messo a disposizione del tenente delle SS Stanglika. Il mattino del giorno seguente, domenica 10 dicembre, venne convocato d’urgenza il Tribunale Speciale per processare Wolf ed altri tre giovani partigiani già in precedenza incarcerati.

All’interprete Hans Kitzmuller, (austriaco e che stava iniziando a collaborare con la Osoppo, per il tramite di don Emilio de Roja) venne ordinato, nella prima mattina, di prelevarlo dalla caserma e di portarlo nella sede della SD di via Cairoli.

Qui venne interrogato da un sergente delle SS che cercò con le percosse di costringere Wolf a dare informazioni. Intervenne Kitzmuller, facendo osservare che non avrebbe fatto buona impressione se il detenuto fosse portato malconcio al Tribunale Speciale. Venne allora ordinato di cessare ogni atto di violenza facendo proseguire l’interrogatorio a Kitzmuller. Finito l’interrogatorio, Wolf venne trasferito presso la sede del Tribunale Speciale, in via Treppo.

Assieme a lui vennero processati altri tre partigiani: i garibaldini Luciano Gerussi Guerra e Bruno Pallavisini Sperone, catturati alcuni giorni prima a Manzano, e l’osovano Gugliemo Jacuzzi di Sedegliano, anch’egli appartenente al Battaglione Guastatori: tutti e quattro vennero condannati a morte. Emessa la sentenza, il Presidente del Tribunale Speciale chiese telegraficamente al Gauleiter Rainer la conferma della stessa o la grazia attendendo risposta per le prime ore del pomeriggio.

Alcune ore dopo giunse la conferma della condanna e l’esecuzione venne eseguita nel cortile del Tribunale nel tardo pomeriggio del 10 dicembre. Nell’attesa dell’esecuzione Wolf scrisse sul retro di una fotografia, queste ultime parole ai suoi cari: “Carissimi genitori e fratelli, quando riceverete questa, io sarò morto. Non piangete, ma siate forti e pregate. Perdonate tutti i dispiaceri che vi ho recato ma ricordatevi di vostro figlio che sempre vi ha amato. Ricevete tutti l’ultimo mio forte abbraccio. Vostro per sempre, Toni.”

Il biglietto ed una medaglietta vennero consegnati a don Corrado Rojatti, cappellano del carcere e poi fatti pervenire dall’Arcivescovo Mons. Nogara alla famiglia. Nel 1945, in via Verdi, sul muro esterno del Tribunale, venne posta una lapide in memoria dei quattro Patrioti fucilati il 10 dicembre 1944.

A Pontebba, ove Antonio Friz era nato, gli è stata intitolata una via cittadina mentre la città di Udine, ha ricordato l’osovano Wolf intitolando a lui la scuola elementare inizialmente posta in via Modotti e ora trasferita in viale XXV Aprile.

Dove e quando:
Udine - via Verdi
10 dicembre 1944 - 10 dicembre 2024
Le persone convenute in via Verdi a Udine davanti alla lapide che ricorda la fucilazione di Antonio Friz "Wolf"