RICORDATO ANCHE IN FRIULI IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELLO SCRITTORE EUGENIO CORTI
Il ricordo dello scrittore brianzolo autore di numerosi libri fra i quali il suo capolavoro IL CAVALLO ROSSO
Eugenio Corti, nacque a Besana Brianza il 21 gennaio 1921. Molti forse sentiranno per la prima volta questo nome, anche se Corti venne in svariate occasioni nella nostra Regione.
"Ricordo con particolare commozione - afferma il presidente dell'APO Roberto Volpetti - la serata che ebbe luogo al Palamostre di Udine il 16 maggio 1996: fu un incontro preparato in occasione della adunata alpina che, in quell’anno, si tenne a Udine. Con alcuni amici invitammo Eugenio Corti assieme al Coro della Brigata Alpina Julia: lo scrittore brianzolo lesse alcuni brani tratti dai suoi libri che parlavano degli alpini e della guerra. Fra la lettura di un brano e l’altro il coro della Julia eseguiva un canto attinente alla lettura: fu un successo clamoroso, poiché le centinaia di persone presenti, in una sala piena all’inverosimile, colsero la straordinaria profondità dei testi di Corti, profondità che si andava a sposare in modo ineguagliabile con lo spirito dei canti alpini, eseguiti in modo magistrale dal Coro. Fu una serata straordinaria, cui seguirono un paio di giorni in compagnia di quest’uomo, che ci rilevò una profonda cultura storica e letteraria che hanno trovato una sintesi mirabile nella sua opera maggiore ovvero il romanzo Il cavallo rosso, dove riversò buona parte delle vicende che si trovò a vivere nel corso della guerra e negli anni successivi."
Corti nacque in una famiglia di imprenditori tessili della Brianza. Completati gli studi classici Corti, nel 1940 si iscrisse all'Università Cattolica del Sacro Cuore, facoltà di Giurisprudenza. Nel febbraio del '41, fu chiamato alle armi e destinato al XXI Reggimento Artiglieria di Piacenza. Da lì passò alla Scuola Allievi Ufficiali di Moncalieri, da cui uscì con la nomina a Sottotenente d'Artiglieria. Alla conclusione del corso, poté scegliere la destinazione al fronte; scelse il fronte russo, che raggiunse nel giugno '42. Il suo scopo preciso era "conoscere il mondo comunista". Dopo aver stabilito il fronte sul Don, come ben sappiamo, nella seconda metà di dicembre l'esercito italiano ricevette l'ordine di abbandonare le postazioni, avviandosi a una disastrosa ritirata. Per il suo comportamento eroico, Corti fu decorato con la medaglia d'argento al valore militare.
Rientrato in caserma a Bolzano, venne trasferito a Nettuno.
Dopo l'Armistizio dell'8 settembre, si diresse a piedi verso il sud. Dopo un periodo nei campi di riordinamento in Puglia, Corti entrò volontario nei reparti dell'esercito regolare italiano, nati per affiancare gli Alleati, ovvero il Corpo Italiano di Liberazione, partecipando alle vicende belliche che portarono alla Liberazione dell’aprile del 1945.
Dopo la guerra, nel 1947 ottenne la laurea in Giurisprudenza. Nello stesso anno pubblicò I più non ritornano, il suo primo libro, sull'esperienza autobiografica della ritirata di Russia, e che costituiva la testimonianza di un soldato sugli avvenimenti vissuti personalmente dal 19 dicembre 1942 al 17 gennaio 1943, con lo sfondamento del fronte italiano a opera delle divisioni sovietiche e la conseguente distruzione del XXXV Corpo d'Armata. Alla sua uscita nelle librerie, il diario ottenne un grande successo, oltre a raccogliere recensioni positive di Benedetto Croce e Mario Apollonio.
Nel maggio 1951, ad Assisi, Corti sposò Vanda dei Conti di Marsciano, conosciuta nell'estate del 1947 all'Università Cattolica di Milano. Il matrimonio fu celebrato dall'amico don Carlo Gnocchi. Nello stesso anno, lo scrittore cominciò a lavorare nell'industria paterna: opererà per una decina d'anni proprio durante un periodo di grave crisi, descritta minuziosamente nel romanzo Il cavallo rosso.
Agli inizi degli anni settanta, Corti decise di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di un imponente romanzo storico, Il cavallo rosso, che vide la luce soltanto nel 1983. Il romanzo ottenne un notevole e duraturo successo di pubblico anche all'estero: nel corso degli anni furono pubblicate le traduzioni in spagnolo, lituano, romeno, francese, inglese, giapponese, serbo e olandese. A completamento del romanzo, Corti scrisse anche Gli ultimi soldati del Re, inserito dentro la storia del Corpo Italiano di Liberazione al quale egli, come visto, partecipò.
Negli anni successivi Corti si dedicò alla stesura di altre opere e a numerosissimi incontri pubblici in tutto il mondo. Di questi anni sono vari saggi in cui egli analizza il Concilio Vaticano II (Il fumo nel tempio, 1995) e la Democrazia Cristiana (Breve storia della Democrazia Cristiana, con particolare riguardo ai suoi errori, 1995); in altri scritti ripercorre la storia della civiltà occidentale dal protestantesimo al secondo dopoguerra (Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo, 1998).
Dopo aver attraversato la letteratura italiana del secondo Novecento, estraneo sia al complesso dibattito sul Neorealismo sia a quello sulla Neoavanguardia, dagli anni ottanta Corti avvertì la necessità di dedicarsi a nuove forme di scrittura. Nasce così il ciclo dei "racconti per immagini", composizioni in forma di sceneggiatura, con notazioni espositive e con la storia affidata principalmente ai dialoghi. Con questa tecnica Eugenio Corti ha pubblicato La terra dell'indio, L'isola del paradiso, Catone l'antico e alcune parti dell'ultimo libro Il Medioevo e altri racconti.
Gli ultimi anni di Eugenio Corti trascorrono accompagnati dall’affetto dei lettori e da una insolita attenzione da parte delle istituzioni: fra i numerosi riconoscimenti quello del Presidente della Repubblica italiana che nel 2013 ha conferito a Eugenio Corti la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.
È del 2010 un documentario intitolato Uno scrittore al fronte diretto da Claudio Costa sulla storia dell’Italia dall'avvento del fascismo alla fine della guerra, narrata da Eugenio Corti in qualità di combattente in Russia nelle fila dell'Armir e in Italia dopo l'8 settembre nel Corpo Italiano di Liberazione.
Nel 2011 si costituisce un comitato per proporre la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel per la letteratura; la Provincia di Monza e Brianza e la Regione Lombardia approvano mozioni di sostegno all’iniziativa, François Livi, ordinario di lingua e letteratura italiana alla Sorbona di Parigi, ne è l’entusiasta sostenitore a livello accademico («Un autore scomodo, un testimone, un vero profeta del Novecento.”). Il 4 febbraio 2014 muore a Besana in Brianza a seguito di complicazioni dovute all'avanzata età.