OTTANTA ANNI FA LA COSTITUZIONE DEL CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTA’

Siamo tutti abituati, per consuetudine, a chiamare “partigiani” tutti coloro che, a partire dal settembre 1943, combatterono nelle formazioni irregolari contro tedeschi e fascisti della Repubblica di Salò, in quella che comunemente viene definita “Resistenza”, “Guerra di Liberazione” o, ancora “Lotta di Liberazione”. Il termine “formazioni irregolari” riferito al movimento partigiano sta ad indicare un insieme variegato di formazioni armate, composte da parte della popolazione o da settori dell'esercito, che hanno agito sul territorio invaso dal nemico, con azioni di guerriglia o di incursione, ma costituite senza l'intervento da parte di autorità statali; la loro costituzione infatti fu un atto volontario di una parte della popolazione. Già queste poche righe ci dicono che il periodo della Resistenza fu una situazione che non aveva precedenti nella storia del nostro paese, figlia della drammatica e confusa situazione in cui venne a trovarsi l’Italia nelle giornate successive all’8 settembre 1943. L’atto volontario di adesione alle formazioni partigiane fu senz’altro uno degli elementi distintivi della Resistenza, termine che ha trovato evidenza in quello che fu il Corpo Volontari della Libertà, di cui proprio in questi giorni ricorre l’80° anniversario della sua costituzione e che ha rappresentato prima lo strumento operativo di coordinamento e poi la veste giuridica, che ricomprese l’attività delle formazioni partigiane che operarono nelle regioni del Centro Nord.

Proviamo a ripercorrere i passi che portarono alla sua costituzione. Il 9 gennaio 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale, ovvero l’organo politico di governo delle zone occupate dai tedeschi, deliberò la creazione di un Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà con il compito di coordinare l'azione dei gruppi di combattenti per la liberazione; il provvedimento diventò operativo il 9 giugno 1944, anche se la delibera definitiva è datata 19 giugno, data che dobbiamo considerare quella di effettiva costituzione.

Il Comando Generale fu costituito dal Comitato Liberazione Nazionale con il supporto delle forze alleate e del governo di unità nazionale e operò inviando norme generali, formando comandi regionali e sezioni interne (operazioni, sabotaggio, mobilitazione e servizi) e garantendo, per quanto possibile, un indirizzo unitario alla lotta partigiana. Il Comando Generale stabilì la sua sede a Milano; i primi comandanti furono Luigi Longo in rappresentanza delle brigate Garibaldi (PCI), Ferruccio Parri per le Brigate Giustizia e Libertà (Partito d'Azione), Enrico Mattei per le Brigate del popolo, Giovanni Battista Stucchi per le brigate Matteotti e Mario Argenton per le formazioni autonome.

Nell'agosto 1944 il generale Raffaele Cadorna, dopo essere stato paracadutato in Nord Italia e aver raggiunto Milano, assunse il ruolo di consulente militare del Comando su mandato del governo Bonomi e del Comando Alleato. Il suo arrivo modificò gli equilibri interni al CVL, che fino a quel momento erano stati retti principalmente da Longo e Parri (PCI e PdA), e creò una direzione a tre.. Il 3 novembre 1944 il Comando del CVL venne assegnato al generale Cadorna, affiancato, in qualità di vice-comandanti, da Luigi Longo e da Ferruccio Parri. Capo dello stato maggiore fu il tenente colonnello Vittorio Palombo e dopo il suo arresto nel febbraio 1945, il maggiore Mario Argenton.

Tale organigramma trovò conferma il successivo 7 dicembre quando fu firmato a Roma un accordo noto come Protocolli di Roma fra una delegazione del CVL in rappresentanza del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e gli Alleati sulla struttura e il funzionamento del comando. Nel febbraio 1945 Cadorna diede le dimissioni dal suo incarico, in protesta per la mancata definizione della sua autorità di comandante; le dimissioni però non furono accettate e il 28 febbraio Cadorna le ritirò, partendo poi per una missione in Svizzera, a Lione e nell'Italia liberata con Parri, per esaminare insieme agli Alleati il piano per l'insurrezione nazionale in vista dello sfondamento sulla linea Gotica.

Nel marzo-aprile del 1945 le formazioni partigiane furono unificate in regolari unità militari sotto il comando del CVL. Il 16 aprile fu diramato l'ordine di passare all'attuazione dei piani prestabiliti e il 23 di "intensificare l'azione per la battaglia decisiva". Terminata la guerra, come stabilito negli accordi con gli alleati a seguito della resa delle forze nazifasciste sul territorio italiano, entro il 15 giugno 1945 (in realtà in Friuli la smobilitazione si completò il 24 giugno) le formazioni partigiane del CVL procedettero alla riconsegna delle armi, sciogliendosi in quanto organizzazione armata e devolvendo ogni potere alle autorità alleate ed al Governo italiano.

Con legge 21 marzo 1958, n. 285, il CVL ottenne il riconoscimento giuridico a tutti gli effetti di legge come Corpo militare regolarmente inquadrato nelle forze armate italiane. A livello normativo quindi coloro che combatterono come “partigiani” sono a tutti gli effetti considerati appartenenti al  Corpo dei Volontari della Libertà, l’esercito “senza divisa” che combattè nelle regioni del Centro Nord e che contribuì a fianco agli Alleati a liberare l’Italia dagli occupatori tedeschi.

Dove e quando:
Milano
19 giugno 1944
Il Generale Raffaele Cadorna (1889-1973) Comandante del Corpo Volontari della Libertà