La “Osoppo-Friuli” deve molto alle donne. Al coraggio delle loro scelte, al senso del dovere, allo spirito di sacrificio, al generoso valore dimostrato in tante drammatiche circostanze, anche a costo della vita. Una di loro è Margherita Dell’Acqua “Tamara”, vittima della brutale violenza nazifascista il 19 dicembre 1944 a Meduno, il paese nel quale è nata il 14 novembre 1908 dalla madre Maria Chivilò e dal padre Antonio.
Sarta, coniugata con il mosaicista Pierpaolo De Nardo, mamma di tre bambine: Marisa, nata nel 1937, Rosanna nel ’40 e Antonietta nel ’42. La famiglia abita al civico 1 di Via Magnani. Con ammirevole determinazione, anche “Tamara” decide di dare il suo contributo alla Lotta di Liberazione, tra i Fazzoletti Verdi della 4° Brigata “Mameli”, operativa in Val Meduna e Tramontina agli ordini del colonnello Francesco Rampolla del Tindaro “Roncioni”.
I compiti di staffetta e informatrice che le vengono assegnati dal comando prevedono missioni molto difficili ed estremamente rischiose, nello spilimberghese, in pianura ed anche nella città di Udine.
Ne abbiamo conferma da diverse fonti, inclusa la testimonianza lasciataci dall’osovano Alberto Picotti “Mascotte”, che attestano il coraggio e l’astuzia di Margherita nell’assolvere al meglio il suo dovere, spesso grazie ad abili travestimenti. Il tragico destino di “Tamara” si compie alle porte dell’inverno del 1944, nei duri giorni dell’offensiva nazifascista contro il movimento partigiano. All’azione dei reparti che rastrellano i monti e le valli, si accompagna la spietata caccia ad opera delle SS e dei militi della RSI che setacciano gli abitati, in collaborazione con spie e vili delatori.
A Meduno operano anche gli aguzzini del famigerato Ufficio “I” della Decima Mas, installato nell’albergo del paese.
Decine di patrioti e civili sono incarcerati, torturati, condannati alla deportazione nei lager o a morte. Anche “Tamara” viene catturata e rinchiusa nel Palazzo Colossis, sede del comando tedesco, trasformato in prigione.
Le modalità della sua esecuzione sono crudeli e raccapriccianti. Fucilata nel prato all’esterno dell’edificio, rimane a terra ma in vita, riuscendo nella notte a trascinarsi fino a casa. Una vicina cerca di assisterla e curarle le gravi ferite, prima dell’irrompere degli assassini, che seguite le tracce di sangue e sorpresi di vederla ancora viva, affermano di volerla portare in ospedale. In realtà, la conducono in auto verso Toppo e la uccidono brutalmente, abbandonandone il cadavere ai bordi della strada, in località “Masera Blancia”.
Margherita Dell’Acqua riposa nell’Ossario del cimitero di Meduno.
La memoria del suo sacrificio vive ancora in paese, in particolare grazie alle costanti ricerche della scrittrice Paola Valle, che ringraziamo per la cortese e preziosa collaborazione, in contatto con le tre figlie di “Tamara”, ora residenti in Canada, Francia e a Trieste.
Jurij Cozianin