In questi giorni si celebra il 150°anniversario della nascita di un grande e indimenticabile italiano:
Luigi Einaudi, nato il 24 marzo del 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo.
Dopo la laurea in giurisprudenza per molti anni fu redattore di importanti testate giornalistiche italiane, fra cui “La Stampa” e il “Corriere della Sera”, nonché corrispondente di giornali e riviste straniere del settore finanziario. Fu anche docente all'Università di Torino e alla Bocconi di Milano.
Coniugato con Ida Pellegrini ebbe tre figli. La sua passione per l'agricoltura, nonostante gli impegni giornalistici ed accademici prima e politici poi, non gli impedirono di dedicarsi personalmente alla conduzione della propria azienda agricola di Dogliani, ottenendo importanti risultati tecnici e qualitativi, all'avanguardia per l'epoca.
Nominato Senatore del Regno nel 1919, convinto liberale e deciso antifascista, antinazista e anticomunista, dopo l'8 settembre del 1943 dovette riparare in Svizzera per salvaguardare la propria incolumità. Rientrato in Italia, all'inizio del 1945, fu nominato Governatore della Banca d'Italia e, successivamente, eletto Deputato all’Assemblea costituente. Come Governatore della Banca d'Italia ottenne notevoli successi grazie alla sua lungimiranza e al suo rigore finanziario, che gli fecero ottenere ampi riconoscimenti sia in Italia che all'estero, da parte dei più prestigiosi organismi economici e finanziari.
Nonostante la sua formazione monarchica e la convinzione della bontà dell'istituto della Monarchia costituzionale, prese serenamente atto della scelta degli italiani di dare vita alla Repubblica e si mise totalmente a disposizione di questa istituzione divenendo più volte Ministro e Vicepresidente del Consiglio, durante la Presidenza di Alcide De Gasperi.
Liberale autentico, Luigi Einaudi non era un sostenitore del liberismo senza regole, ma di un mercato regolato da poche norme chiare, di un mercato in grado di dare a tutti il diritto ad avere pari opportunità di successo in base al proprio merito individuale ed al proprio impegno lavorativo.
Fu il maestro di molti giovani protagonisti del futuro Partito Liberale Italiano, fra cui Giovanni Malagodi, con cui condivideva la vocazione per l'economia e per la finanza e al quale trasmise la passione per l'attività agricola. Fu proprio Malagodi a reggere per molti anni le sorti nazionali del PLI e, alla scomparsa di Einaudi, a fondare a Roma la Fondazione Luigi Einaudi, che vive ed opera tuttora.
Nel corso della sua attività giornalistica, accademica e politica, Luigi Einaudi non perse occasione, nei suoi scritti e nei suoi discorsi pubblici, di elogiare le capacità degli imprenditori privati - dai più piccoli ai più grandi - e dei loro collaboratori, nello sviluppare l'economia, nel saper rischiare, nel saper lavorare tanto e bene in ogni settore produttivo e commerciale, convinto che questo impegno avrebbe consentito all'Italia di ottenere un livello di sviluppo economico e di benessere sociale di altissimo livello, cosa che accadde con il cosiddetto “boom economico” degli anni Sessanta del secolo scorso.
Per tutte le sue doti e il suo impegno politico, nel 1948 Luigi Einaudi fu eletto Presidente della Repubblica Italiana con un ampio margine di voti. Dopo il giuramento fece un discorso memorabile ed applauditissimo innanzi alle Camere riunite. Nell'occasione, lodò il sistema parlamentare che consentiva, e consente, il confronto fra opinioni e convinzioni diverse, utile per giungere a soluzioni politiche importanti e possibilmente condivise; sottolineò la bontà del suffragio universale, necessario strumento di democrazia e di elevazione sociale; auspicò il mantenimento della pace dopo i due sanguinosi conflitti mondiali. E proprio sul tema della pace in Europa ritornò più volte nel corso del suo mandato presidenziale.
Per la nostra Regione la figura di Einaudi trova proprio quest’anno un motivo importante per essere ricordata: nei prossimi mesi, infatti, ricorrerà il settantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia dopo il lungo periodo dell'amministrazione anglo-americana. Il 4 novembre del 1954 il Presidente Einaudi fu in piazza Unità a Trieste applaudito da una folla immensa, per celebrare l’agognato ritorno della città all’Italia. I mesi precedenti a questa importante data furono contrassegnati dalle fortissime tensioni con la Jugoslavia di Tito che rivendicava la sovranità sui territori della Venezia Giulia.
A seguito della crisi politica successiva alle elezioni politiche del giugno 1953, dopo che Alcide De Gasperi fallì il tentativo di formare un nuovo governo, il 17 agosto Luigi Einaudi incaricò Giuseppe Pella, più volte ministro dei dicasteri economici, di formare un governo senza che quest'ultimo fosse stato indicato dalla Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa.
Fu il primo "governo del Presidente" della storia costituzionale italiana: un governo, cioè, senza maggioranza precostituita, diretto da un politico scelto a discrezione del Capo dello Stato tra i suoi uomini di fiducia.
In questo esecutivo Pella assunse l'interim degli Esteri e del Bilancio. Come Ministro degli affari esteri ebbe uno scontro durissimo con il presidente jugoslavo Tito che minacciava di invadere Trieste se gli anglo-americani, che ancora occupavano la Zona A, avessero consegnato l'amministrazione all'Italia. Pella reagì con atteggiamento fermo mobilitando l’esercito che attestò i reparti sul confine. La crisi, che fu molto vicina dallo sfociare in un confronto militare, rientrò solo dopo molti sforzi diplomatici delle potenze occidentali. Il ruolo di Pella, che si dimise il 12 gennaio 1954, è rimasto impresso ai triestini e anche ai friulani che lo hanno considerato uno statista coraggioso e un patriota.
Einaudi concluse il suo mandato nel 1955: non più Presidente della Repubblica, ma ancora Senatore a vita, ebbe la soddisfazione di assistere alla firma del Trattato di Roma del 1957, pietra miliare della costituzione dell’Unione Europea.
Ebbene, se il re Vittorio Emanuele II di Savoia e Camillo Benso conte di Cavour, riuscirono a costruire la nostra Italia unita, Luigi Einaudi seppe trasferire gli ideali liberali e democratici dal Regno Sabaudo all'Italia Repubblicana.
Morì a Roma il 30 ottobre 1961, certamente con l'animo in pace per il dovere compiuto, circondato dalla stima di chi lo aveva conosciuto.
Speriamo che di uomini così ne nascano ancora.
Giorgio Venier-Romano