LANGHE MARZO 1945: UNA BATTAGLIA DA RICORDARE

Il ricordo della battaglia del Poggio dello Sbaranzo
Il combattimento ebbe inizio nel mattino del 3 marzo del 1945, quando ormai alcuni già si illudevano che il peggio della guerra fosse superato, e da diversi indizi i tedeschi sembravano prepararsi alla ritirata appena le forze angloamericane avessero sfondato sulla linea Gotica. Alle prime ore di quel giorno forti colonne di tedeschi e di Cacciatori degli Appennini partite nella notte, dai paesi di Lesegno, Bastia, Niella Tanaro, Castellino Tanaro, Murazzano, Dogliani, Carrù, Belvedere Langhe avevano sferrato un attacco concentrico alla vasta area collinare inclusa tra quei paesi. Colte di sorpresa, le brigate autonome “Mondovì” e “Langhe Ovest”, composte da alcune centinaia di partigiani, tra i quali vi era l’intero Comando delle Divisioni di Mauri, vennero a trovarsi circondate da migliaia di nemici, superiori anche per la disponibilità di armamenti pesanti, artiglierie e autoblindo. La drammaticità della situazione fu subito evidente. Tutti erano impegnati a combattere, ma non vi erano mezzi di comunicazione per impostare una strategia coordinata. Mauri allora da Rocca Cigliè mandò due partigiani a cercare di filtrare tra i nemici per andare a Monesiglio a chiedere soccorso ad altri reparti del Gruppo Divisioni Alpine, ma il percorso richiedeva parecchie ore a piedi in territorio occupato. Altri due partigiani furono inviati a passare tra gli attaccanti e correre alla postazione dello Sbaranzo, a suggerire di tentare di sfondare l’accerchiamento allo scopo di alleggerire in qualche modo la pressione nemica. Combattendo tenacemente, i partigiani dovettero tuttavia arretrare, finchè rimasero solo le due isole di resistenza dello Sbaranzo e di Rocca Cigliè. Qui combatteva l’intero Comando, con altri uomini che erano confluiti dalle Surie e da altre linee di difesa. A cinque ore dall’inizio dell’attacco, vedendo crescere la criticità, Mauri decise di utilizzare una tattica rischiosa ma già sperimentata con successo mesi prima: riuniti tutti gli uomini, attuò una sortita improvvisa in una direzione prescelta correndo e sparando furiosamente ai lati. Sfruttando questa sorpresa, ma soprattutto con l’aiuto della fortuna, il Comando riuscì poi ad infilarsi in un vallone verso Igliano, senza perdite. Allo Sbaranzo i partigiani resistevano accanitamente finché, dovendo sempre più indietreggiare, vennero completamente circondati su un poggio. Il numero dei fascisti era soverchiante, e la scorta di munizioni destinata ad esaurirsi. Al giungere della sera si continuava a sparare senza sosta, ma nella notte gli assediati superstiti, forti della conoscenza del terreno e dei luoghi, riuscirono ad attraversare il cerchio e a dileguarsi nella pianura presso Carrù. Come ricordato nella lapide ben diciassette furono i caduti: in buona parte furono partigiani morti in combattimento, probabilmente alcuni furono uccisi dopo essere stati fatti prigionieri a seguito di rappresaglie e scontri che ebbero luogo in quelle concitate e drammatiche ore. L’Associazione Volontari della Libertà del Piemonte, unitamente alla Federazione Italiana Volontari della Libertà ha voluto rinnovare il ricordo di coloro che sacrificarono la loro giovane vita per la salvezza dei propri amici. Un sacrificio che ancora oggi ci richiama a due parole che sembrano quasi cancellate dal vocabolario: popolo e ideale, ma che proprio in questi tempi difficili stanno tornando prepotentemente alla ribalta. A settantasei anni di distanza, la loro testimonianza resta ancora valida e significativa.
Dove e quando:
Poggio dello Sbaranzo (Clavesana)
3 marzo 1945
Enrico Martini "Mauri" (1911-1976)