E' deceduto oggi all'età di 95 anni Benedetto XVI, Sommo Pontefice dal 2005 al febbraio 2013, quando rassegnò le dimissioni, diventando per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, Papa Emerito.
Non sta certamente a noi trovare le parole per ricordare una figura così importante e, crediamo, anche decisiva nella storia delle Chiesa. Il suo ruolo infatti non fu solo quello di Sommo Pontefice, ma fu anche quello di essere stato per tanti anni il principale collaboratore di Papa Giovanni Paolo II.
Fra i tanti ricordi che ci hanno colpito di Bendetto XVI vi fu senz'altro il suo intervento al Sacrario delle Fosse Ardeatine a Roma, dove andò in visita il 27 marzo del 2011, accompagnato dal Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio di una delle vittime delle Fosse Ardeatine, il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo della Resistenza romana.
Disse fra l'laltro in quella occasione Papa Ratzinger
“Credo in Dio e nell’Italia / credo nella risurrezione / dei martiri e degli eroi / credo nella rinascita / della patria e nella / libertà del popolo”. Queste parole sono state incise sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l’occupazione nazista. Sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata, e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni più dure. “Credo in Dio e nell’Italia”: questa espressione mi ha colpito anche perché quest’anno ricorre il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ma soprattutto perché afferma il primato della fede, dalla quale attingere la fiducia e la speranza per l’Italia e per il suo futuro. Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo. E’ l’effetto più esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio è vita, pace, comunione.
Come i miei Predecessori, sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro. Anch’io, come Vescovo di Roma, città consacrata dal sangue dei martiri del Vangelo dell’Amore, vengo a rendere omaggio a questi fratelli, uccisi a poca distanza dalle antiche catacombe.
“Credo in Dio e nell’Italia”. In quel testamento inciso in un luogo di violenza e di morte, il legame tra la fede e l’amore della patria appare in tutta la sua purezza, senza alcuna retorica. Chi ha scritto quelle parole l’ha fatto solo per intima convinzione, come estrema testimonianza alla verità creduta, che rende regale l’animo umano anche nell’estremo abbassamento. Ogni uomo è chiamato a realizzare in questo modo la propria dignità: testimoniando quella verità che riconosce con la propria coscienza"
(alleghiamo il testo completo del suo intervento)
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