Lo scontro avvenne il 17 settembre 1944 ed è uno dei più importanti della Resistenza a Verona, in cui morirono cinque giovani: l'ebrea Rita Rosani, medaglia d'oro al valor militare, Dino Degani, medaglia d'argento, e tre partigiani, ricordati solo con il loro nome di battaglia (Selva, Gallo e Orso).
Lo scontro vide contrapposti oltre un centinaio di soldati tedeschi e fascisti e una quindicina di partigiani, che sul monte Comun, località Busa Bacioca, avevano installato la base della banda armata «Aquila», comandata all'inizio dall'ex tenente degli alpini Tarcisio Benetti, detto «Rostro», e dall'agosto 1944 dal colonnello Umberto Ricca, incaricato di occuparsi delle formazioni partigiane a Verona.
Rita Rosani era nata a Trieste il 20 novembre 1920, da genitori ebrei cecoslovacchi (Rosenzweig il nome d'origine), che si erano trasferiti in Italia. Giovanissima insegnante presso la scuola elementare israelita di Trieste, Rita ebbe le prime dolorose esperienze quando, nel 1938, entrarono in vigore le leggi fasciste antisemite. Lei, come tanti altri ebrei italiani, fu perseguitata con i genitori, ma non lasciò Trieste. L'Armistizio dell’8 settembre convinse i suoi a rifugiarsi in Friuli, a Lignano che all’epoca era una piccola borgata, salvandosi così dalla deportazione, nella quale sarebbero poi morti tutti i parenti all'estero della famiglia.
La vicenda di Rita è strettamente legata a quella di Umberto Ricca (1899-1982), ufficiale di artiglieria, che proveniva da una famiglia di tradizioni militari. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, nel 1935 partecipò alla guerra di Etiopia e nel 1939 venne nominato capo di stato maggiore della IX Divisione Pasubio, impiegata poi in Russia al seguito del Corpo di spedizione italiano (Csir). Rientrato in Italia nell'autunno del 1942, prese servizio a Trieste dove l’8 settembre tentò di resistere ai tedeschi. Vista l’inutilità dei suoi sforzi fuggì e riparò anche lui a Lignano dove incontrò Rita Rosani. Fra i due nacque un rapporto sentimentale.
Nei mesi successivi Umberto Ricca entrò in pieno nella resistenza veronese: prese contatti con la missione alleata Rye, comandata da Carlo Perucci e operativa nella provincia di Verona, dal dicembre 1943 al 30 novembre 1944. La missione doveva, inizialmente, avere un generico compito informativo. Serviva ad individuare e controllare il traffico ferroviario in transito per la stazione di Verona Porta Nuova e, solo successivamente, conoscere la situazione delle “bande patriottiche” che si erano formate sui Lessini, sul Baldo ed in Trentino (dopo l’8 settembre 1943), con il compito di riorganizzarle sotto l’egida del governo Badoglio.
Ricca comandò successivamente il Gruppo bande armate Pasubio e poi la divisione partigiana Pasubio (costituita dalla fusione con la Brigata Vicenza), attiva nel Veronese e poi andrà a Milano.
Rita partecipò da protagonista a queste vicende: venne costituita una piccola banda, la formazione (chiamata formazione "Aquila") che combattè per mesi in Val Policella e nella zona di Zevio (Verona) facendo proseliti.
A settembre del 1944 nella baita sul monte Comun, che era diventata la base del gruppo, vi erano 15 partigiani comandati dal Ricca. Alcuni giorni prima tre dei suoi uomini erano stati intercettati dai fascisti in un’osteria, arrestati e torturati.
A seguito delle informazioni che erano state strappate venne organizzata una spedizione: da valle salirono 130 militari italiani e tedeschi in formazione ben ordinata. La vedetta «Gatto» lanciò l’allarme ma è troppo tardi: i partigiani vennero bersagliati da decine di proiettili. Cercano una via di fuga. Rita nel tentativo di coprire i compagni continuò a sparare, ma venne ferita. Quando il diciottenne Dino Degani di Negrar si accorse che Rita non era tra i compagni oltre il muretto, benché ferito, con un fucile mitragliatore, tornò indietro per aiutarla. Entrambi, a poca distanza l'uno dall'altra, vennero colpiti a morte.
I resti di Rita Rosani sono sepolti nel cimitero ebraico a Verona.
Un cippo è stato eretto sul luogo dove Rita è stata uccisa; una lapide la ricorda nell'atrio della Scuola ebraica di Trieste; su un'altra lapide, posta all'ingresso del tempio israelitico di Verona, è inciso, in ebraico, un passo della Bibbia: "Molte donne si sono comportate valorosamente, ma tu le superi tutte".