Sotto le balze verdeggianti e assolate del monte Sauc, si è svolta anche quest’anno la tradizionale commemorazione del comandante della Osoppo Pietro Maset, ucciso il 12 aprile 1945, durante un conflitto a fuoco con le forze nazifasciste, salite a malga Cjamp per eliminare il gruppo osovano. In realtà il comandante bianco detto “Maso”, con una ventina di partigiani era riuscito a respingere l’attacco, ma rimase ucciso da una pallottola che gli attraversò la testa.
La suggestiva cerimonia, allietata dal coro Risultive di Fontanafredda, che si ripete annualmente, su iniziativa del partigiano Luigi Baldassar, detto “Mameli”, e ora dei suoi familiari, è stata organizzata dall’Associazione Osoppo-Friuli, con il patrocinio del Comune di Budoia, rappresentato nell’occasione dall’Assessore Pietro Ianna e dal gonfalone del Comune.
La figlia di Baldassar, Caterina, nel suo intervento ha voluto ricordare Gianpaolo Danesin, l’ultimo partigiano ancora in vita della quinta brigata Osoppo, e ha affermato che “i partigiani ci hanno dato più del loro sangue, perché salirono su questa montagne anche per non mettere a rischio i loro cari, patirono il freddo, la fame, i tradimenti; ci diedero il loro futuro per poterne avere noi uno migliore”.
Roberto Castenetto, nell’orazione ufficiale, ha riportato una testimonianza inedita di Maria Rigo, da lui stesso raccolta anni fa, in cui la donna originaria di Dardago, che più volte aveva aiutato i partigiani della Osoppo, gli raccontò vari episodi sulla profonda rettitudine del comandante “Maso”, il quale avrebbe voluto ottenere giustizia, una volta finita la guerra, per i gravi episodi di violenza accaduti nell’avianese anche da parte di partigiani, come l’uccisione della contessa Orsolina Policreti, avvenuta l’8 novembre 1944, nella villa di Ornedo.
Contraddizioni della Resistenza, che, come affermò Giovanni Paolo II, citato in chiusura da Castenetto, sorse non “per opporre violenza alla violenza, odio all’odio, ma per affermare un diritto, una libertà per sé e per gli altri, anche per i figli di chi allora era oppressore”.
Dopo la deposizione delle corone presso la lapide che ricorda il sacrificio di Pietro Maset, si è svolta la Santa Messa, celebrata dal novantasettenne don Odorico Raffin, già parroco di Piancavallo, e risalito a malga Pietro Maset per officiare il rito sacro tra le care montagne da lui sempre frequentate.