L'ANTONIO COMELLI CHE HO CONOSCIUTO
Intervista a Giancarlo Cruder
IL RICORDO DI ANTONIO COMELLI: INTERVISTA A GIANCARLO CRUDER
D. Di Antonio Comelli si è ricordato molto in questi anni…
R. Si, e devo dire che le Istituzioni hanno fatto la loro parte, in special modo in occasione delle varie ricorrenze legate al terremoto ed alla ricostruzione del Friuli proprio perché in questa circostanza si è appalesata in tutta la sua misura la grandezza di un uomo che ha esercitato nelle e con le Istituzioni il ruolo del buon padre di famiglia, che raccoglie, interpreta e vaglia le necessità emergenti e, con l’oculatezza di chi guarda al futuro, provvede. Questa sua indelebile presenza nella Società è stata oggetto di tante riflessioni e di tanti commenti stilati da personaggi molto più titolati e competenti di me e credo che potrei aggiungere ben poco a quanto già detto.
D. Parliamo quindi del vostro rapporto personale.
R. Dirò che, in questa scoperta personale, sono stato oltremodo fortunato e spiego il perché, facendo una necessaria premessa. Ricordo che eravamo nell’ottobre 1984 e mi accingevo a sostituire in Consiglio Regionale Alfeo Mizzau, eletto al Parlamento Europeo. Qualche tempo prima si era svolto il Congresso Regionale della D.C. Le maggioranze interne erano cambiate ed Adriano Biasutti si accingeva a sostituire Antonio Comelli alla Presidenza della Giunta Regionale.
Qualche sera prima ci trovammo con Comelli a cena a casa del dottor De Leidi, nostro comune amico e gli espressi il mio disagio: non me la sentivo proprio di iniziare quell’esperienza esprimendomi a favore del cambio della guardia che immaginavo avvenisse con più gradualità e secondo i classici rituali democristiani. Non è che non stimassi Biasutti, ma il gesto in sè non mi convinceva, sia per la tempistica che per il modo. E poi, per noi delle Valli, era difficile comprendere questo gesto rivolto ad una persona che, oltretutto, aveva collocato sul giusto binario la ricostruzione del Friuli. Al mio proposito di manifestare con il voto questo dissenso, lui mi guardò come si guarda un interlocutore il cui pensiero naviga nell’Iperuranio anziché stare sulle cose di questo mondo e, con disarmante lucidità, mi disse: “Stai calmo, queste stupidaggini non si fanno, ricordati che in politica tutto questo appartiene alla normalità delle cose…guarda avanti.” Ci liquidò così, con lo stile e l’eleganza che lo accompagnava sempre.
E venne il giorno del cambio della guardia! Solito rituale di commiato…soliti convenevoli ecc.!
Toni Comelli, sentito l’esito “scontato” della votazione si alza dallo scranno riservato al Presidente, stringe sorridente la mano a Biasutti e raggiunge i banchi del consiglio …e si siede accanto a me. E’ stato mio compagno di banco per tutta la legislatura e cioè fino alle elezioni del 1988!
Devo dire che da questa vicinanza fisica ho imparato tantissimo e che mi sono divertito …tantissimo! Ad esempio: come si sa lui era un cacciatore accanito e qualche giorno dopo il cambio, nel corso del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche, che seguivamo con attenzione, mentre stava parlando un socialista che lui stimava mi sussurrò: “Vedi, io non ce l’ho con i socialisti, come dicono, ma mi danno un po’ fastidio perché aprono le crisi di Giunta quasi sempre quando si apre la caccia…”. Solo lui riusciva, a volte con micidiale ironia, a trasmettere i sentimenti di un uomo che aveva vissuto anche queste avventure e le collocava su un piano più umano che politico ma che poi si rivelavano anche quali sintesi di un pensiero politico. Quella frase poi la ripetè ai Media che non tardarono a riportarla con giusta evidenza.
D. Ma cosa caratterizzava Antonio Comelli politico ?
R. Mi sembra significativo un esempio che risale al 1968. All’epoca non lo conoscevo. L’ho incontrato subito dopo per questioni personali. In quell’anno veniva approvata dal Consiglio Regionale quella che diventò la legge 26 gennaio 1968 n°1, che recava norme in materia di edilizia rurale. Il proponente e l’estensore era lui! Quella legge prevedeva, fra l’altro, l’erogazione di contributi in conto capitale agli agricoltori (coltivatori diretti) per realizzare nelle proprie abitazioni i bagni ed i servizi igienici. Apriti cielo! E’ intuitiva la definizione che venne data, nella vulgata politica, al titolo di quella legge da parte degli oppositori e non solo. Quella legge, di fatto, fu l’inizio di una serie di iniziative, anche legislative, a firma Comelli che conferivano ai contadini la giusta dignità ed alle produzioni agricole la coerente tutela e valorizzazione. La parte burocratica era ridotta all’essenziale: un foglio per la domanda, un foglio per il preventivo e basta! Il funzionario regionale, a lavori ultimati, controllava che le opere fossero state eseguite, redigeva il verbale conseguente, timbro, firma e… alla ragioneria per il pagamento. E’ facile immaginare la mole di investimenti privati che ha messo in moto quel modesto contributo pubblico. Invece… molta ilarità nei confronti di una normativa regionale che, fatte le debite proporzioni, potrebbe entrare nel novero delle leggi dichiarate “…di grande riforma economico-sociale”.
D. Hai avuto occasione di parlare con lui sulle vicende legate al periodo della Resistenza ?
R. Purtroppo no! Più volte ho cercato di rubargli qualche notizia, qualche episodio non noto… insomma qualche frammento. Nulla! Era bravissimo nel deviare o dribblare domande cui non voleva rispondere. Rimaneva nel generico o nel già noto. Un giorno però, tanti anni fa, incontrai a Nimis Bruno Frezza, il suo ineffabile autista, anche lui osovano (oggi novantaquattrenne e, mi dicono in buona salute). Parlare con lui è sempre piacevole e in quell’occasione siamo andati casualmente sui temi legati al tragico episodio dell’incendio di Nimis e altro. “E Tin di Gjne e Toni e tu dove eravate?” Chiesi, “E Toni cosa faceva sulle montagne…era lui il capo?” “Si, si…” fu la telegrafica risposta. Insistei ma lo vidi quasi seccato, come se volessi carpirgli qualche segreto. Per chiudere l’argomento mi ricordo che mi disse testualmente: “Guarda mo, Toni (nelle operazioni belliche ndr) non era farina da far ostie, tanto sapeva adoperare la penna e tanto le armi a disposizione, altro non so!”. Detta in friulano sarebbe più efficace. Ecco, anche l’intelligente e connivente reticenza dei più stretti suoi collaboratori ha fatto la sua parte nel tenere in sospeso la risposta a quella domanda che per me rimane ancora tale.
D. Un ultimo ricordo personale
R. Chiudo con un piccolissimo, ma per me straordinariamente importante, siparietto che non potrò mai dimenticare. Comelli era solito dedicare l’ultima domenica di campagna elettorale, per le Regionali o per il Parlamento, alle Valli del Torre o del Cornappo, che si chiudeva rigorosamente a Nimis verso le 20.00. Iniziava a Villanova delle Grotte, dopo la messa delle 8.00 cui partecipava, poi a seguire tutti i paesi della vallata. Lavoravo alla D.C. di Udine e quell’anno in quella domenica toccava a me provvedere ad annunciare i vari incontri con macchina ed altoparlanti, e poi predisporre l’amplificazione etc… La giornata era stata impegnativa in ogni senso e arrivati nel tardo pomeriggio a Cornappo, predisposi su una piazzetta l’impianto di amplificazione. Tutto era pronto e funzionante. Mi si avvicina Comelli e mi dice: “Devo risparmiare la voce per Nimis…qui parli tu, io ti stò a fianco!”. Avessi potuto eclissarmi! “Dai…vai che è un po’ tardi.”. Così andò. Con sgangherate parole riassunsi i contenuti di ciò che da lui avevo sentito durante la lunga giornata di incontri e poi concluse lui velocemente dicendo che era d’accordo con chi lo aveva preceduto e che quelle erano le ragioni per cui chiedeva ai presenti il voto alla D.C. Questa vicenda mi torna alla mente ogni volta che penso a Comelli che, sceso dai banchi della Giunta Regionale, viene a sedersi al mio fianco. Non gli ho dato grandi soddisfazioni politiche, forse qualche delusione ma lui… era Toni Comelli. Un uomo che non si può dimenticare!