Ci ha lasciato nei giorni scorsi, la dottoressa Laura Passarella, nostra socia e persona molto conosciuta e stimata, in quanto per molti anni è stata medico presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine e poi medico condotto. Fu molto impegnata anche nel volontariato in particolare per la collaborazione con il Centro Missionario di Gorizia con il quale aveva seguito la realizzazione in Costa d’Avorio di un poliambulatorio, una casa per lebbrosi e varie campagne vaccinali. Laura Passarella era giunta a Udine negli anni Settanta quando il marito, l’ing. Stefano Catano, fu nominato comandante provinciale dei Vigili del Fuoco.
La famiglia Passarella era originaria di Venezia: il padre di Laura, Ottorino, era amico di Ferruccio Parri, ed era dichiaratamente antifascista tanto che nel 1939 venne licenziato dal quotidiano il Gazzettino perchè senza tessera del Partito Unico in tasca. La famiglia si trasferì a Brescia, dove il padre aveva trovato un nuovo lavoro, così i due figli Franco (classe 1925) e Laura (classe 1927) sono cresciuti in quella città.
Tutti e due i giovani Passarella, Franco ed anche Laura, si ritrovarono ben presto a collaborare con la Resistenza bresciana, le Fiamme Verdi. La più giovane Laura, si adoperò con compiti di staffetta partigiana, e per questo motivo le fu riconosciuto il ruolo di partigiana combattente e proprio per tale motivo volle iscriversi alla nostra Associazione assieme al marito, partecipando assiduamente agli incontri ed alla vita associativa. Nel 2015, in occasione del Settantesimo anniversario della Liberazione potemmo consegnarle la medaglia conferita allora dal Ministro della Difesa a tutti coloro che avevano partecipato alla Resistenza.
La vicenda della famiglia fu però segnata dalla tragedia della uccisione del figlio Franco, fatto che oltre tutto avvenne in circostanze che non vennero mai chiarite, ad opera di altri partigiani.
Franco frequentava l’ambiente dell’Oratorio della Pace dove prese contatto con alcuni esponenti della Resistenza bresciana ed iniziò a collaborare dapprima diffondendo la stampa clandestina, poi partecipando ad alcune azioni spontanee di sabotaggio. Nel giugno del 1944 maturò la decisione di partire verso le montagne della bassa Valle Camonica e della Valle Trompia, per unirsi ai combattenti partigiani.
Aggregatosi a un gruppo di giovani renitenti, subito disperso a seguito di un rastrellamento nei pressi del monte Muffetto, vagò da solo tra Fraine e Vissone. Sfinito, affamato e disarmato, il 25 giugno incontrò dei partigiani, o sedicenti tali, che l’uccisero. Fu a lungo dato per disperso, e poi per morto, fino a quando padre Luigi Rinaldini non rinvenne il suo luogo di sepoltura nell’aprile 1946 e provvide a traslare la salma nel cimitero di Vissone, dove rimase fino al dicembre 1946, quando fu condotta a Brescia per i funerali.
Su questa tragica vicenda che ha segnato profondamente la famiglia, alcuni anni fa è stato pubblicato il libro “Il partigiano Franco” realizzato dalla figlia di Laura Passarella, Annamaria, libro che ha riaperto il caso andando a indagare sui motivi che portarono a uccisione di Franco.
L'Associazione si unisce al dolore dei figli Anna Maria, Donatella e Giacomo e alle loro rispettive famiglie.