E’ stato ricordato in questi giorni a Trieste il 50° anniversario della scomparsa di mons. Edoardo Marzari, protagonista della Resistenza triestina, medaglia d’oro al valor civile.
Edoardo Marzari era nato a Capodistria il 28 ottobre del 1905. Laureato alla Pontificia Università Gregoriana, venne ordinato sacerdote nel luglio 1932, diventando docente di filosofia nel Piccolo Seminario Diocesano di Capodistria e direttore dell'Istituto Cattolico di Attività Sociale giuliano.
Assistente di Azione Cattolica e direttore del settimanale diocesano Vita Nuova, nel 1939 fu costretto a lasciarlo perché aveva pubblicato un articolo non apprezzato dai fascisti.
Dopo l'8 settembre entrò nel Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste del quale venne nominato presidente il 13 giugno 1944, dopo che il primo comitato era stato annientato dai nazifascisti. Si impegnò attivamente nell'organizzazione delle formazioni resistenziali nel loro finanziamento e approvvigionamento di armi e viveri.
Nel febbraio 1945 venne arrestato dal commissario di polizia Gaetano Collotti rinchiuso nel carcere del Coroneo, imprigionato e torturato dalle SS della Gestapo fino alla menomazione dell'udito. Il 29 aprile i partigiani della Brigata Ferrovieri, guidati da Marcello Spaccini, riuscirono a liberarlo; il mattino dopo dalla Prefettura fu don Edoardo a dare l'ordine di insorgere: insurrezione che avrebbe portato alla liberazione di Trieste.
Dopo il cessare delle operazioni militari, fu tra i fondatori del Circolo della Cultura, dell'Università popolare e della Lega nazionale e delle Acli. Fondò anche l'Opera Figli del Popolo, per dare aiuto ai ragazzi bisognosi; già nell'estate del 1945 inizia l'accoglienza dei giovani dell'Istria e della Dalmazia; fin dall'inizio questa attività venne denominata "Famiglia Auxilium", con il chiaro intento di costruire una comunità di lavoro civico e sociale.
Si trasferì qualche anno a Roma, rientrando poi a Trieste dove morì il 6 giugno 1973.