La motivazione che spinse tanti italiani, dopo l'Armistizio dell'otto settembre 1943, a formare le formazioni partigiane in opposizione al fascismo e al tedesco invasore, fu la reazione provocata da questi ultimi nel considerare l'Italia come preda di guerra deportando nei campi di concentramento civili e soldati, spadroneggiando nei nostri paesi e città. Ognuno di quei volontari della libertà però aveva seguito quella scelta per le particolari circostanze cui si venne a trovare all'atto dello sfascio dell'esercito italiano nel comune fondamento che non si poteva assistere all'occupazione del Paese in maniera inerte o indifferente.
Tra i tanti gruppi formatisi per germogliazione, anche quelli che daranno vita alla “Prima Brigata Osoppo – Friuli” alla cui causa diede una mano Mario Croce che, per assonanza, assunse «Chiesa» come nome di copertura. Questo osovano – forse poco noto ai più – ci ha lasciato di recente, alla soglia dei cent'anni. Originario di Mortegliano con personalità tecnico umanistica di livello frequenta il Regio Istituto “Locatelli”, oggi “ Malignani”, e subito si distingue per l'alta predisposizione al disegno talchè le occasioni di lavoro gli si presentano senza difficoltà. Lo troviamo prestare la sua opera per la Montedison, Maddalena, Nicolazzi, Bertoli; ma anche per lo studio di Marcello D'Olivo e nell'impresa Gremese fatale per lui perchè a fine guerra ne impalmerà l'impiegata che l'avevo salvato da un retata fascista tesa alla sua neutralizzazione. Frequenta poi il «giro» degli “azionisti” con in testa Antonino Moro (“Neri”-“Vittorio”), Italo Romanelli (“Maori” o “Mauri”), Candido Grassi (“Verdi”).
Pertanto “Chiesa”, al «liberi tutti» dell'otto settembre, sa già dove andare a maturare le certezze d'una sconfitta italiana considerate nel periodo militare nell'aeronautica. Scriverà nel suo Diario di guerra: credevo nella potenza e capacità degli italiani di uscire vincitori dalla guerra in corso. Queste idee crollarono rovinosamente di fronte a una realtà sconvolgente. Sono le stesse idee che troviamo riprodotte nel saggio di «Bolla» sulle ragioni della catastrofe italiana.
I primi partigiani sono spaesati: tedeschi e “Repubblichini” sempre a caccia di...lavoratori da spedire in Germania. I patrioti retti da un ideologia pregressa e relativamente organizzata sono già in montagna. Gli altri aspettano il...via. Per “Chiesa” e amici il segnale viene dallo striscione che gli studenti dello “Zanon” hanno collocato sulla statua di Garibaldi: Ven jù Bepo ch'e son tornats. (Scendi Giuseppe che son tornati). Voleva dire che la popolazione era con i partigiani e i giovani in primo piano. Il lavoro è febbrile anche nelle minuzie. Si costruiscono dei distintivi circolari come bottoni su cui sono incise le lettere B.O.F. (Brigata Osoppo Friuli). Anche lì c'è la mano di Croce-Chiesa che ha vita facile muovendosi nell'ambito di fidati collaboratori e aiutato dai fratelli Bruno e Lina. Ha in mano la “fureria” della formazione con tutte le responsabilità che ciò comporta nei confronti di chi si presenta come partigiano e magari è un infiltrato oppure si inserisce per fini assolutamente patriottici. La sua grande preoccupazione perciò è tenere sempre al sicuro e sotto controllo quel bidone usato dai contadini per portare il latte in latteria dove sono conservati preziosi documenti. Allora egli aveva ventidue anni e la grinta dell'uomo di esperienza e determinazione. Incontrato nel 2005 quando contava ottantatré anni poteva sembrare un uomo severo, autoritario anche per via della voce piuttosto forte. Invece aveva la struttura onesta della persona convinta delle proprie idee volta a guardare la storia – anche personale – dalla parte del rigore morale.
Nel momento dell'attacco alla “Zona libera orientale” Chiesa smette di fare il furiere e si mette agli ordini del guastatore “Berto” (Umberto Michelotti) allo scopo di minare i possibili passaggi dei carri armati nemici creando anche falsi obiettivi e segnalazioni errate. Tedeschi e fascisti passeranno ugualmente seminando il percorso di vittime e distruzioni.
I fratelli Croce seguono la colonna che si dirige verso nord-est fino a raggiungere Codromaz dove avviene il definitivo scioglimento della Divisione unica Garibaldi – Osoppo. “Maori”, “Paolo” (Alfredo Berzanti) e “Vittorio” vanno a Tricesimo in casa del primo. In tanti tornano a Porzûs con “Bolla” (Francesco De Gregori) in testa che all'atto di concedere a “Chiesa” un periodo di licenza lo pregherà di passare per Via Treppo a Udine per un saluto alla moglie, Clelia Clocchiatti.
Abbiamo scelto di ricordare l'osovano Mario Croce con...i suoi ricordi cui ci teneva molto nel rispetto dell'autenticità dei fatti senza protagonismo ma con lo stesso impegno con il quale dopo la guerra continuerà la sua vita come dirigente industriale e uomo di ideali integri. Lui non ci teneva: ma va posto in rilievo anche che, negli ultimi mesi della lotta di liberazione, assunse la responsabilità di Comandante del Battaglione “Torre” compreso nell'undicesima Brigata “Sguazzin” della Seconda Divisione Osoppo Friuli.
Giannino Angeli