Nella giornata del 20 ottobre abbiamo ricordato l’80° anniversario della uccisione da parte dei tedeschi di due giovani partigiani della Osoppo: Luigi Tami “Eros” e Giovanni Bertoldi ”Congo” entrambi di Tricesimo.
Giovanni Bertoldi era nato il 13 febbraio 1920 a Elisabethville (oggi Lubumbashi) in quello che allora era il Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo) dove i suoi genitori Valentino e Soldaini Maria si erano trasferiti per lavoro.
Giovanni venne mandato in Italia a studiare, vivendo a Tricesimo in casa dei parenti Martinuzzi. Studente universitario allo scoppio della guerra venne richiamato al Corso Allievi ufficiali, partecipando poi alla campagna di Russia nelle truppe alpine con il grado di sottotenente.
Dopo l’8 settembre fu catturato dai tedeschi e deportato in Germania, da dove rientrò dopo aver richiesto di aderire alla RSI. Appena rientrato trovò il modo di eludere la chiamata alle armi con i repubblichini e prese contatti con Luigi Tami e con altri esponenti della Resistenza clandestina.
Luigi Tami era nato a Tricesimo il 1° giugno 1923. Il padre Giuseppe era impiegato del Comune di Tricesimo mentre la madre Angela Bonin era maestra elementare.
Dopo le scuole elementari ad Ara e a Tricesimo, frequenta il Ginnasio prima a Oderzo, poi a Pordenone (Istituto don Bosco) e completa gli studi superiori al Liceo Stellini di Udine. Traspare la volontà della famiglia di fornire al ragazzo una istruzione di alto livello, che troverà il suo naturale sbocco nella iscrizione alla Facoltà di ingegneria padovana. Vi si intravvede anche la preoccupazione di fornire a Luigi, accanto ad una solida istruzione anche una formazione umana e spirituale, che la famiglia condivide e che trova alimento anche nella partecipazione all’attività della Azione Cattolica.
Supera tre esami impegnativi nel mese di marzo del 1944 e un altro (l’ultimo) il 17 maggio, poi evidentemente gli eventi bellici prendono il sopravvento: infatti già ai primi di marzo il Comando tedesco aveva emanato il bando di arruolamento delle classi dal 1923 al 1925. Il padre riesce a far assumere Luigi presso una ditta di Osoppo che svolge attività estrattiva ritenuta “strategica”: questo gli consente di evitare l’arruolamento e al tempo stesso il permesso di poter circolare liberamente con i mezzi di trasporto.
Nell’estate del 1944 la situazione era drammatica: già a fine aprile era rimasto ucciso Renato Del Din a Tolmezzo, a luglio fu la volta di Ferdinando Tacoli, ucciso ad Adegliacco, e subito dopo toccò a Gian Carlo Marzona al Bivio Morena… A settembre poi si abbattè su tutta la Pedemontana Friulana la mazzata del rastrellamento tedesco, messo in atto per spazzare via soprattutto la Zona Libera Orientale di Nimis, Attimis e Faedis. Ma sono coinvolti a più riprese anche il Rojale, il tarcentino e tutti i comuni a cavallo della ferrovia Pontebbana, vitale linea di collegamento con la Germania e che i tedeschi non potevano lasciare al rischio di attacchi da parte dei partigiani.
La situazione a ottobre del 1944 quindi era assai tesa, densa di rischi ed incognite. Non sappiamo quali erano le riflessioni interiori di Luigi, ma sappiamo quali erano ad esempio quelle del suo coetaneo Renato Del Din, tutte rivolte ad un riscatto della Patria, non rinviabile e che non si poteva affidare ad alcuno se non a se stessi.
Non crediamo di sbagliare se presumiamo che queste fossero le riflessioni che anche Luigi faceva. Troppo forte era la spinta a organizzare il “suo” battaglione Monte Nero, per raccogliere alimenti e vestiario per gli osovani riparati sui monti e con l’inverno ormai alle porte. Non mancano anche numerose azioni, molte delle quali vedono Eros agire da protagonista spericolato. E’ molto probabile che egli abbia trascurato quella prudenza che sicuramente gli venne consigliata, e avvenne quello che i resoconti ci hanno tramandato.
La riunione del Comando del Battaglione presso la Casa Scagnetti a Raspano viene bruscamente interrotta: la casa è circondata dai cosacchi. Due partigiani riescono a fuggire non così Eros e Congo, che prima vengono portati a Tricesimo dove vengono sommariamente processati e condannati a morte, poi sono riportati a Raspano per l’esecuzione che doveva avvenire davanti a tutta la popolazione, quale esemplare ammonizione.
Qui si assiste all’ultimo dramma, con il tentativo di fuga dei due prigionieri, che vengono immediatamente uccisi sul posto a colpi di mitra.
Nel dopoguerra a Luigi Tami fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
Far memoria di questi giovani a noi pare di una attualità straordinaria.
E’ difficile per noi oggi immedesimarsi in quel clima, quelle tensioni, quelle speranze. E’ indubbio però che sono ragazzi che hanno creduto in ideali grandi e li hanno ritenuti alla loro portata. Hanno pagato con la vita e questo è un fatto che ce li rende oggi, a ottanta anni di distanza, ancora vivi e attuali.