IL RICORDO DI GIACOMO SUDICI “JACQUES”

Il 25 dicembre ricorre l’80° anniversario della morte dell’osovano Giacomo Sudici “Jacques”, ucciso il giorno di Natale del 1944 nelle prigioni del castello di Conegliano, luogo di spietati pestaggi, orribili torture ed esecuzioni sommarie avvenute per mano degli uomini del famigerato Ufficio “I” della Decima Mas.

Nato a Chiaulis di Verzegnis il 2 giugno 1922, figlio di Filomena Domenica Frezza e del tolmezzino Emilio Sudici, il giovane non assolve gli obblighi di leva in quanto emigrato in Francia. Richiamato alle armi alla fine di giugno del 1943 nel Battaglione Alpini “Tolmezzo”, diventa patriota della “Osoppo” nell’estate successiva, assumendo il nome di battaglia “Jacques”, la versione francese di Giacomo. Pur essendo carnico, non appartiene ad un reparto operativo nella sua zona di origine ma entra a far parte del Battaglione “Vittoria” della 5° Brigata, acquartierato a Cimolais, agli ordini di Augusto Mistruzzi “Athos”, di Castions di Zoppola, già tenente pilota della Regia Aeronautica, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il compito della formazione è di controllare la Val Cimoliana e le sue vie di accesso, in particolare da Forcella Spe.

L’appartenenza di “Jacques” al “Vittoria” è documentata anche da una fotografia, che lo ritrae assieme a partigiani osovani e garibaldini al tempo della costituzione della Brigata Unificata “Ippolito Nievo A”. Nell’ottobre del 1944, al giovane viene affidato il comando interinale del battaglione, a seguito del grave incidente stradale che vede coinvolti “Athos” e il suo vice Renato Corrado “Amy”, entrambi feriti e impossibilitati a svolgere le proprie funzioni. Le circostanze, la data e il luogo della cattura di “Jacques” non sono noti ma il fatto che sia stato incarcerato a Conegliano fa ritenere, con ragionevole certezza, che egli sia stato catturato dalla Decima Mas nel corso dell’offensiva nazifascista e cosacca “Waldläufer”, scattata il 27 novembre contro il territorio della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli ancora controllato dai partigiani. Forse in Val Silisia o in Val Tramontina, assieme ad altri patrioti del “Vittoria” inviati di rinforzo allo schieramento osovano.

A far luce sulla sua reclusione, la condotta e la morte sono le memorie scritte da Cino Boccazzi “Piave”, ufficiale medico della “Nembo”, agente del SIM e componente della missione britannica “Bergenfield” aggregata alla “Osoppo”, catturato alle Valine dagli alpini guastatori del Battaglione “Valanga”, e da Arturo Zambon “Comici”, capo di stato maggiore della 5° Brigata, preso dai marò della Decima nella sua Maniago. Entrambi prigionieri nel “castello delle urla strazianti”, sono testimoni della tragica verità dei fatti di cui è vittima “Jacques”, che è interrogato, duramente picchiato, sottoposto a privazioni dolorose e umilianti, rinchiuso in una cella, senza cibo né acqua per molti giorni. Di fronte al suo silenzio e alla fedeltà alla causa partigiana, gli viene fatto credere che ha salva la vita, indossando la stessa divisa dei suoi aguzzini.

Contro la propria volontà, viene così “arruolato” e rivestito dell’uniforme nemica, secondo un beffardo rituale. “Piave” fa appena in tempo a vederlo e a suggerirgli di tentare la fuga alla prima occasione utile. Poche ore dopo, lo rivede a terra, esanime e insanguinato, ucciso da una pallottola, che il suo assassino sostiene sia stata accidentale. Nel doveroso ricordo di “Jacques” e del suo sacrificio per la libertà, sono grato a Maurizio Corrado, figlio di “Amy”, Pierpaolo Lupieri e Domenico Calesso per la loro preziosa collaborazione ai fini della ricerca biografica.

Jurij Cozianin

Dove e quando:
25 dicembre 1944 - 25 dicembre 2024
Giacomo Sudici “Jacques” (1922-1944) il primo a sinistra nella foto