Il 14 aprile ricorre l’80° anniversario della morte del giovane Giacomo Missana, fucilato dai tedeschi a Forno di Vito d’Asio, nel corso del rastrellamento nazifascista effettuato in Val d’Arzino contro il primo nucleo osovano insediato dal 25 marzo 1944 a Casera Palamajȏr, alle pendici del Monte Rossa. Come riferito dai documenti d’archivio e dalla memorialistica, l’attacco venne condotto da un reparto motorizzato e da pattuglie appiedate, con il sostegno di mortai e aerei da ricognizione.
La casera venne danneggiata e resa inagibile ma gli osovani riuscirono a filtrare tra le maglie nemiche, evitando l’accerchiamento.
Secondo le fonti orali, Giacomo venne catturato da militi fascisti nei pressi del ponte sul torrente Foce assieme ad un altro patriota, con cui pensava di tendere un agguato alla colonna avanzante. Interrogato dai repubblichini, venne fucilato dai tedeschi al rifiuto di rispondere alle loro domande.
Le fonti scritte ne attestano l’appartenenza al neocostituito Battaglione “Italia”, ribadita dalla postuma qualifica ufficiale di partigiano combattente, il che giustifica la definizione di primo caduto della Brigata, a undici giorni dall’eroica morte, a Tolmezzo, del comandante Renato Del Din “Anselmo”.
Nato a Pielungo il 25 settembre 1923 dalla madre Maria Giavit e dal padre Luigi, il giovane manovale era stato chiamato alle armi nel gennaio del ‘43 nel Battaglione alpino “Gemona”, prima di rientrare in famiglia dopo l’8 settembre. Nel 1967 alla sua memoria è stata conferita la Croce al Merito di guerra.
Nel luogo della sua esecuzione, lungo la rotabile che conduce a Clauzetto, un cippo rende omaggio al suo sacrificio per la Libertà.
Jurij Cozianin