IL RICORDO DI CECILIA DEGANUTTI "RITA"

Il 4 aprile ricorre l’anniversario della morte di Cecilia Deganutti, insignita alla memoria della Medaglia d’Oro al Valor Militare e della Medaglia d’Oro della Croce Rossa, dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1945 a Trieste, nel lager nazista della Risiera di San Sabba. Nata a Udine il 26 ottobre 1914 dalla mamma Maria e dal padre geometra Camillo, Cecilia si diploma all’Istituto Magistrale Arcivescovile ed intraprende l’insegnamento in diverse scuole elementari della provincia. E’ profondamente religiosa, ama le arti e la filosofia. La guerra determina la sua consapevole scelta di abbandonare le aule e diventare infermiera volontaria della Croce Rossa. Il dramma dell’8 settembre 1943 la coglie al Pronto Soccorso della stazione ferroviaria di Udine. La sua instancabile generosità è rivolta ai militari italiani rinchiusi nei carri bestiame diretti in Germania e a coloro che tentano la fuga. Con lei ci sono anche Tina Picotti “Elena” e Lucilla Muratti “Giustina”. Nasce il leale rapporto di reciproca amicizia, stima e fiducia, che determinerà la loro adesione alla Osoppo. Cecilia si prodiga a beneficio dell’ampia rete clandestina di soccorso ai partigiani feriti ed assistenza a tante famiglie bisognose che, grazie all’opera di Don Giorgio Vale e Don Albino Perosa, ha nel Tempio Ossario la sua centrale di riferimento. Ai primi di giugno del 1944 la giovane entra a far parte della X° Brigata “Miglioranza”, operativa nell’area attorno ad Udine. “Rita” (o “Giovanna”) si dedica all’allestimento degli ospedaletti da campo di Budoia e Attimis. Diventa preziosa informatrice ed affidabile collaboratrice delle missioni segrete italiane paracadutate in Friuli. Presta particolare assistenza alla “Bartolo-Marco” (giugno ’44) ed alla “Patriot” (settembre ’44). Di quest’ultima è responsabile il tenente Vinicio Lago “Fabio”. Il vile tradimento del suo radioperatore causa la scoperta della missione e dei suoi collaboratori, inclusa “Rita”. Pur sapendo di essere stata identificata e nonostante venga preavvertita da Don Vale, Cecilia si rifiuta di tentare la fuga, non volendo mettere in pericolo i propri cari. Viene prelevata da agenti del Sicherheitsdienst (SD) dalla sua casa udinese al civico 5 di Via Girardini, la sera del 6 gennaio 1945. E’ più volte interrogata e alcuni giorni dopo trasferita a Trieste, detenuta nel carcere del Coroneo e nelle celle del comando delle SS di Piazza Oberdan. Gli snervanti interrogatori, le ripetute e crudeli torture non riescono a spezzare la sua tenace volontà di non tradire la Resistenza. Il 4 aprile viene condotta alla Risiera, scomparendo per sempre. Il 19 gennaio 2020, nel corso di una toccante e partecipata cerimonia, davanti all’ingresso della sua abitazione è stata posta la pietra d’inciampo a lei dedicata. Lo scorso 26 ottobre, nell’incontro istituzionale tenutosi a Palazzo d’Aronco la famiglia Deganutti ha donato alla Città di Udine le onorificenze, i documenti e l’epistolario di Cecilia. È stato altresì pubblicato il libro biografico curato dal nipote Marco Verità. Un’opera davvero preziosa per conoscere il nobile esempio ed il luminoso martirio di una giovane donna cristiana, sacrificatasi per la Libertà. L’APO ne donerà copia agli allievi maturandi dell’Istituto Tecnico Economico udinese, intitolato dal 1975 a Cecilia Deganutti. Dott. Jurij Cozianin
Dove e quando:
La Pietra d'inciampo dedicata a Cecilia Deganutti