IL RICORDO DI AMELIO SGUAZZIN "GIANNI"

Il 17 dicembre ricorre il 78°anniversario della uccisione di Amelio Sguazzin, ferito a morte in uno scontro a fuoco con i tedeschi ad Arba, dove  il gruppo di osovani fuggito dalla Val Tramontina, viene circondato e costretto ad arrendersi. E’ l’occasione oltre che per ricordare la figura di Amelio, anche per ricordare la tragedia della famiglia Sguazzin che vide morire in guerra o nella resistenza ben 4 dei suoi ragazzi.

La famiglia Sguazzin, originaria di San Giorgio di Nogaro, negli anni della Guerra viveva a Mereto di Tomba, dove il papà Giuseppe Basilio era diventato amministratore della azienda agricola di proprietà della famiglia Rosselli Della Rovere. Sposato con Angelica, avevano avuto 9 figli: quattro erano femmine e cinque maschi e con una piccola particolarità: i nomi di tutti iniziano con la lettera “a”; alcuni nomi dei figli erano proprio inusuali: Azelmo e Azelma, Assuero, Aquilino, Ameglio (che tutti però chiamavano Amelio).

Tutti i figli sono fieri di appartenere a quella famiglia molto unita e che conduceva una vita semplice e dignitosa, si dimostrano persone solide: alcuni si sposano, altri imboccano carriere di lavoro con responsabilità.. Giunge la guerra e i maschi sono tutti in età di chiamata alle armi. Albino già dal 1937 si era arruolato nella Guardia di Finanza e nel novembre del 1939 viene assegnato alla Legione di Bari nella Compagnia delle isole italiane dell’Egeo, dove morì in uno scontro a fuoco il 25 febbraio 1941. E’ il primo duro colpo per la famiglia… Seguono gli anni della guerra, con l’armistizio, l’annessione al Litorale Adriatico dei tedeschi, la resistenza..

Azelmo, classe 1912 si è fatto una solida esperienza negli alpini: è entrato nel 1933, ha fatto la carriera di sottufficiale, ha fatto la guerra sul fronte francese, poi in Russia con l’ARMIR. Entra nella Osoppo, prende il nome di battaglia di Bruno; morirà a Valle di Faedis il 29 settembre uno degli scontri finali prima che gli osovani potessero disperdersi e scampare così alla cattura.

Amelio è il fratello gemello di Azelmo, dopo la scuola militare di paracadutismo entra nella Polizia, si sposa ed ha tre bambini, abita a Sant’Osvaldo e lavora in Questura a Udine. Anche lui inizia a dare una mano alla Resistenza: informazioni, copie di documenti. Lo scoprono e tentano di catturarlo nel suo ufficio: scappa gettandosi dalla finestra e da lì via verso i monti, nella zona di Attimis: Gianni è il suo nome di battaglia; diventa il capo della Polizia partigiana accanto al comandante della Osoppo della Sinistra Tagliamento Manlio Cencig. Dirà di lui Federico Tacoli: “Conobbi Gianni nell’agosto del 1944 a Forame (Attimis) presso il Comando della 1^ Brigata Osoppo, dove svolgeva compiti di polizia, data la professionalità (…) Nella prima decade di settembre, mi pare l’8, quando Manlio Cencig “Mario” andò a prendere il Comando di tutte le formazioni di montagna dell’Osoppo, lo seguimmo ambedue, prima a Pielungo e poi a Tramonti di Sopra.”

Anche da lì però bisogna fuggire, rifugiandosi fra gli innumerevoli borghi della Val Tramontina, braccati dai tedeschi. Il gruppo nel quale vi sono sempre Federico Tacoli e Amelio arriva ad Arba il 17 dicembre 1944, e si rifugia in due fienili. Quanto accadde viene ben descritto da Federico Tacoli, nel suo libro di memorie. Il gruppo di osovani viene segnalato e presto l’abitato è circondato: segue uno scontro a fuoco nel corso del quale Amelio viene ucciso da una sventagliata di mitra e gli altri fatti prigionieri. Ad Amelio verrà conferita la medaglia d’argento.

I due figli maschi rimasti Aquilino (classe 1924) e Assuero (classe 1927) sono anch’essi impegnati nella resistenza osovana. Aquilino rientra a casa a Mereto nel marzo del 1945, ma può fermarsi poco perché la loro abitazione è tenuta sotto sorveglianza e di frequente arrivano i tedeschi a perquisire. Si sposta quindi a Percoto di Pavia di Udine dove viene ospitato da amici sicuri. Il 29 aprile accade un incidente: parte un colpo dallo Sten maneggiato da un suo amico. Dicono un banale incidente, un atto assolutamente accidentale, ma per Aquilino non c’è nulla da fare.

Dove e quando:
Arba (Pordenone)
17 dicembre 1944
Amelio Sguazzin "Gianni" (1912 - 1944)