Seicentomila furono i militari italiani che furono internati nei campi di concentramento tedeschi, dopo l'8 settembre del 1943: furono coloro che si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, ritenendo di rimanere fedeli al giuramento fatto al Re e all'Italia. La loro fu una situazione drammatica, in quanto furono abbandonati da tutti e non tutelati dalla Convenzione di Ginevra che non venne applicata dei tedeschi nei loro confronti e furono trattati alla stregua di animali da lavoro. Venne loro appiccicato un nome che non significa nulla: Internati Militari Italiani (I.M.I.). La conseguenza di questa triste situazione in cui si trovarono fu che circa 40/45 mila di loro morirono a causa degli stenti, delle malattie, oppure uccisi durante tentativi di fuga. Molti morirono nei mesi e negli anni successivi in conseguenza delle malattie contratte durante l'internamento.
Abbiamo voluto ricordarli con una semplice cerimonia che si è svolta all'ingresso monumentale del Cimitero di San Vito a Udine dove è collocato il monumento che ricorda gli internati friulani, e che fu realizzato nel 1949 a cura della sezione udinese dell'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati). La sezione, presieduta per lungo tempo da Martino Scovacricchi, parlamentare e sottosegretario alla Difesa, ormai non è più attiva da molti anni, ma questo ovviamente non è un motivo per non ricordare questi giovani che hanno lasciato chi la vita, chi molti mesi della propria gioventù.
Abbiamo quindi promosso questa cerimonia, in occasione della Giornata della Memora, assieme alla locale sezione dell'UNIRR e alla Associazione Umanità dentro la Guerra, e alla quale ha partecipato anche il vicesindaco di Udine, Alessandro Venanzi. Dopo la posa della corona sul monumento, hanno preso la parola dopo il Vice Sindaco Venanzi, il presidente dell'UNIRR, prof. Paolo Pascolo ed il Presidente dell'APO Roberto Volpetti.Presenti anche le sezioni locali dell'Associazione Nazionale Carabinieri, dei Bersaglieri e dei Combattenti Alleati.