Nel Giorno della Memoria, nel corso di una toccante cerimonia, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con APO e ANPI, il Sindaco di Moruzzo Albina Montagnese ha scoperto in municipio il murale dedicato ai nove cittadini vittime della deportazione nei lager nazisti. L’opera, realizzata dalla giovane artista Valentina Azzini, rende omaggio ad internati militari e partigiani. Tra loro, l’osovano Giovanni Ferrari, disperso a Buchenwald.
Nato a Brescia il 13 ottobre 1914 dalla madre Teresa Cornacchiari e dal padre avvocato Lodovico, per ragioni di lavoro Giovanni si trasferisce in Friuli. È rappresentante di tessuti per l’imprenditore udinese Antonio Bardelli. Sposatosi con Antonietta Pittana, originaria di Madonna di Rosa (San Vito al Tagliamento), si stabilisce a Moruzzo in Borgo Calcina, assieme alla moglie e al figlio Mario, nato nell’aprile del 1944.
Entrato a far parte della Resistenza osovana, Giovanni viene prelevato da casa, da un tedesco e un repubblichino, il 12 luglio, a causa di una delazione. Incarcerato a Udine in Via Spalato, ai primi di agosto è deportato nel lager di Buchenwald, in Germania. Un mese più tardi, tenta la fuga nel corso del trasferimento in treno al sottocampo di Birkhahn, nei pressi di Halle an der Saale, in Sassonia-Anhalt. Ripreso, evade ad ottobre ma è nuovamente catturato e quindi riportato a Buchenwald il 21 novembre 1944. Da allora la sua sorte è ignota.Nella sua commossa testimonianza, Mario Ferrari ha affermato che la mamma Antonietta, scomparsa nel 2013 dopo essere stata per molti anni dipendente del Distretto Militare di Udine, non ha mai voluto rivelare l’identità del delatore, affinché il male subìto non generasse rancore all’interno della famiglia e della comunità.
Intervenendo a nome dell’APO, il dott. Jurij Cozianin ha sottolineato il valore della memoria familiare e comunitaria del Novecento e dei suoi drammi, richiamando il profondo legame, maturato nel corso della Lotta di Liberazione, tra la Osoppo e Moruzzo, in particolare per merito delle famiglie Tacoli, Savorgnan di Brazzà e Pirzio Biroli, di Giobatta Metus e dei coniugi Gino e Adele Lizzi, all’epoca casari della latteria di borgo Sant’Ippolito, autentico centro di riferimento clandestino per i Fazzoletti Verdi, che vi trovarono sempre rifugio e generosa solidarietà, soprattutto nei duri giorni dell’inverno tra il 1944 e il ’45.
Alla presenza dei familiari dei deportati e dei cittadini che hanno gremito la sala del consiglio comunale, sono intervenuti il consigliere regionale Manuela Celotti, il rappresentante della Comunità Collinare Roberto Pirrò, il Sindaco di Martignacco Mauro Delendi e Antonella Lestani, presidente dell’ANPI Provinciale di Udine.