Il Prealpi era uno dei battaglioni osovani operanti nell’Alto Friuli, ed in particolare nella zona di Gemona del Friuli; ogni anno, nell’ultima domenica di agosto, ricordiamo i giovani osovani appartenenti a questo battaglione e caduti nel corso della Guerra di Liberazione: il loro nome è scritto sulla lapide posta nella chiesetta di Ledis.
Sabato 16 dicembre abbiamo vissuto un momento importante nel ricordo di questo reparto: dopo quasi ottanta anni l’Associazione ha ricevuto in dono la bandiera che ha accompagnato il Battaglione nei lunghi mesi del 1944 e del 1945.
Già questo dono sarebbe stato un momento importante perchè una bandiera che ha partecipato a battaglie decisive costituisce senz’altro un evento degno di attenzione e di grande rispetto. Ma in questo caso ci sono ulteriori aspetti che rendono la vicenda significativa e commovente.
La bandiera infatti alla fine della Guerra fu affidata a un giovane osovano di Gemona del Friuli, Enea Sabot, nome di battaglia Nelson, classe 1926, il quale nel 1956 decise di emigrare in Australia, stabilendosi nella cittadina di Nangwarry, nello stato del South Australia.
Per Enea Sabot, quella bandiera rappresentava qualcosa di sacro: era custodita in un prezioso cofanetto in legno intagliato ed era esposta, con deferenza e rispetto, nelle occasioni importanti della famiglia. Enea in Australia si era sposato con Maria “Mariute” Marchetti, anche lei di Gemona e ha avuto tre figli, Fabio, Luisa e Rita. Dopo il terremoto del 1976 Enea e Mariute sono rientrati alcune volte a Gemona per vedere il loro paese, che portavano nel cuore, ricostruito ed abbellito: l’ultima volta sono ritornati assieme nel 1997; Enea era già malato e un paio di anni dopo è mancato. La sua sposa Mariute, che ha saputo esprimere in numerosi scritti e poesie la sua grande sensibilità, aveva ben chiaro che questa bandiera rappresentava qualcosa di importante per suo marito ed anche per il suo paese di Gemona. Poche settimane dopo la morte di Enea, Mariute scrisse una commovente lettera a Ezio Bruno Londero, caro amico di una vita, in cui esprimeva questi sentimenti: “Quella bandiera era una cosa preziosa, cara e amata, probabilmente quando (Enea) la guardava i suoi occhi brillavano di orgoglio e di lacrime”.
Mariute comunicò ad Ezio Bruno Londero il desiderio che la bandiera facesse ritorno al paese da cui tanti anni prima era partita e gli fece recapitare il prezioso cofanetto con la bandiera.
Negli anni successivi ci hanno lasciato anche Mariute ed Ezio Bruno Londero e i rispettivi figli e parenti hanno voluto portare a termine l’impegno che i loro genitori si erano assunti. In particolare i figli di Ezio Bruno hanno deciso di comune accordo con i figli di Enea e Mariute che la bandiera dovesse essere consegnata alla Associazione, come preziosa testimonianza di amore e affetto alla propria patria e alla propria storia. Una cosa preziosa, cara e amata, come ha scritto Mariute.
E così abbiamo pensato a questa occasione per ritrovarci assieme: Lucio, Paola e Roberto Londero, assieme alla nipote di Enea, Adriana Marini, ci hanno consegnato non senza commozione, il cofanetto contenente la preziosa bandiera del Battaglione Prealpi.
Forse a tanti potrà sembrare strano che un pezzo di tessuto, ormai logoro e consumato, riesca a suscitare sentimenti profondi e commossi: il fatto è che questa bandiera ha rappresentato per tante persone come Enea e anche la sua sposa Mariute, un momento entusiasmante di vita e di storia. Noi oggi a quasi ottanta anni facciamo fatica a renderci conto, ma momenti come quelli vissuti sabato scorso ci aiutano ancora a cogliere il significato più pieno.