DON GIUSEPPE TREPPO: UN MARTIRE DEI NOSTRI TEMPI

Ho scoperto la testimonianza eroica di don Giuseppe Treppo, sin dai primi giorni della mia nomina a Parroco di Imponzo nel 2000.

Mi hanno parlato di lui alcune donne del paese, salvate dalla sua eroica difesa in loro favore; ho letto il libro Pastor Kaput di Angeli; ho frugato e trovato alcune testimonianze del suo apostolato quale vicario di Imponzo nel nostro modesto archivio parrocchiale. Debbo dire che ne sono rimasto edificato per la sua fede e soprattutto per il coraggio- giunto fino al sacrificio della sua vita- dimostrato durante la ritirata di reparti di cosacchi e tedeschi che nel piccolo paese hanno scatenato rappresaglie indecenti, certamente procurate anche dalle difese partigiane. Ho avuto modo infatti di leggere un lungo e dettagliato diario di alcuni partigiani e me ne sono reso conto della comune complicità.

Si sa che la guerra, ogni guerra rende l’essere umano squallido, abbrutito dagli istinti di violenza e di ogni tipo di barbarie. Forse chi mi legge ha già avuto modo di documentarsi sulla sua vita di fedele pastore. Voglio solo portare la mia testimonianza perché ho ritenuto di avviare nei suoi confronti una serie di riconoscimenti civili ed ecclesiastici che mi sembrano doverosi e nobili. Oltre alle procedure civili che hanno comportato per decreto presidenziale nel 2005 l’attribuzione della medaglia d’oro al merito civile; oltre alla titolazione di una Piazza precedentemente fatta in suo onore ed al posizionamento di una lapide ricordo sulla scuola pubblica del paese, con la Comunità si è deciso di traslare i resti del suo corpo sotto l’altare maggiore della chiesa parrocchiale fatto costruire appositamente per una perenne memoria di gratitudine e soprattutto per sentirlo quale costante protettore ed intercessore di tutte le famiglie. Don Giuseppe infatti, come parroco-vicario ha prestato un servizio di amore a tutte le persone, soprattutto a quelle più deboli ed indifese, particolarmente le donne divenute oggetto di usurpazioni e stupri; sentiva dentro di sé quella paternità che una consacrazione sacerdotale infonde ad ogni parroco. Celebrando infatti in mattinata la sua ultima messa per tutta la comunità prima di essere bastonato ed ucciso, ha reso attuale il sacrificio redentivo di Cristo che “avendo amato i Suoi, li amò sino alla fine”.

A dire il vero ci sono stati altri due parroci che nobilmente in quella ultima fase della guerra hanno sacrificato la loro vita per il Signore ed il popolo di Dio: si tratta di don Pietro Cortiula di Ovaro e di mons. Lucardi parroco di Venzone. Nel firmamento del clero friulano sono delle fulgide stelle che brillano e testimoniano con il loro sacrificio quel coraggio che tutti i cristiani dovrebbero dare anche in questi tempi di agnosticismo e relativismo. Come per altri parroci “infoibati”, per es. a Trieste, è stata anche riconosciuta ufficialmente la beatificazione, per questi nostri confratelli non abbiamo potuto vedere esaudita la richiesta delle Comunità.

Vogliamo sperare che in questi tempi di così grande turbamento e rischio di reiterati conflitti, il sangue di tanti giusti innocenti d ogni guerra, uniti a quello del Redentore, apporti una efficacia di purificazione, facendo soprattutto maturare in tutti la necessità di rapporti di pace e fraternità, certamente dono dall’Alto ma anche frutto dell’impegno di ciascuno che è chiamato ad intravvedere nel volto di ogni persona non un avversario, non un nemico, ma un fratello

Mons. Giordano Cracina

Dove e quando:
Imponzo di Tolmezzo
9 ottobre 1944
don Giuseppe Treppo (1902-1944)