Dick: l'Uomo, il Poeta, il Combattente Romantico di Libertà

A distanza di trenta anni dalla morte di Dick l'importante scrittore saggista Roberto Tirelli ne traccia una dotta biografia.

Roberto Tirelli

DICK

L’UOMO, IL POETA,

COMBATTENTE ROMANTICO DI LIBERTA’


Una ventina di anni fa alcuni amici, con gli anni più avanzati di me, ma che sapevo che avevano servito la Patria durante la Seconda guerra mondiale mi chiesero di preparare e di ospitare nella nostra rivista un articolo in ricordo di Gianni Dalla Pozza . Mi parlarono di Lui e mi consegnarono alcuni articoli di giornale dell’epoca e delle fotocopie con suoi scritti e altro.

Era il periodo della “Gladio”, dove i giornali riempivano le prime pagine rievocando episodi della resistenza e dove riportavano le rivalità fra le due formazioni partigiane della “Osoppo” e della “Garibaldi”.

Pur cercando di non deludere gli amici con una risposta negativa, non volevo però nello stesso tempo innescare polemiche sulla nostra associazione per parlare di partigiani, di una sola parte, e se non altro anche quello di riaprire le dolorose e profonde ferite che la seconda guerra mondiale ci aveva lasciato.

Comunque, l’articolo uscì con un piccolo preambolo dove fra l’altro diceva “…ma è nel profondo rispetto dei morti che ricordiamo Gianni Dalla Pozza e non perché è stato uno dei fondatori dei primi nuclei della Brigata “Osoppo-Friuli”, con il nome di “Dick”, ma lo ricordiamo specialmente perché è stato in un certo senso uno scrittore e poeta”.


Ora a distanza di trenta anni dalla sua morte un importante scrittore saggista, qual è l’amico Roberto Tirelli, ne traccia una dotta biografia dove mette in risalto le qualità umane-civili di Gianni Dalla Pozza.

Roberto Tirelli, giornalista ricercatore storico, non ha bisogno di particolari presentazioni in quanto ha scritto molto per la Vostra Associazione e i suoi saggi si trovano ormai inseriti in molte biblioteche dove il suo nome viaggia velocemente nei grandi spazi di internet. La Bassa si sente onorata di averlo nelle sue file in qualità di consigliere da molti anni ed ora anche nella sua veste di vice-presidente .

Pertanto, voglio sgomberare subito il campo e dire che Gianni Dalla Pozza, oltre ad avere in quest’opera come biografo Roberto Tirelli, ha con sé tutta l’Associazione Partigiani Osoppo – Friuli – dove l’ A.P.O. ha sempre avuto una particolare stima e gratitudine verso questa straordinaria persona che, come dice il presidente Cesare Marzona, fu uno dei suoi più attivi Fondatori, a lungo segretario ed impareggiabile organizzatore delle attività associative, dotato di grande intelligenza e che si era già ben distinto durante la guerra di liberazione.


Ma andiamo un po’ per ordine, e ripercorriamo le varie tappe, così ben descritte da Tirelli, seguendo l’indice. Sarà poi l’interesse e la curiosità di ciascuno approfondire leggendo poi tanti altri particolari descritti nel libro. Io mi limiterò ad estrapolare i passi più salienti, come poc’anzi detto “così ben descritti dall’Autore”.



UNA GIOVINEZZA DI SOGNI, POESIA, ANELITI DI LIBERTA’


Gianni Ardigò Dalla Pozza, di Vio e Olinda Lazzaro, nasce il 7 dicembre 1920, a Mirano,nella frazione di Vetrego, con un parto gemellare con il quale vede la luce anche la sorella Lina.

E’ da poco terminata la guerra mondiale e sono anni difficili che saranno segnati dalla faticosa ripresa fra innumerevoli tensioni sociali e politiche che porteranno alla dittatura fascista.

La formazione di Gianni negli anni giovanili è rigorosa, come si addice a quanti,per indole propria ed educazione familiare, si apprestano ad affrontare seriamente la vita. La cultura nella quale viene allevato è ancora ,nella scuola, quella classica, basata su quei valori immortali che gli serviranno di antidoto all’influenza crescente della cultura di regime. Già nell’adolescenza ciò lo porta a far valere prima di tutto il sentimento, che poi diventerà passione e coraggio,diventerà ardire e testimonianza civile.

Frequenta il prestigioso liceo ginnasio Tito Livio di Padova,città d’origine della famiglia, ove si segnala come uno dei migliori allievi e certamente fra i più dotati.

Sorge, poi, nei primi anni di vita la sensibilità ai problemi sociali, perché,pur essendo di famiglia benestante, con il suo animo naturalmente portato a prendere la difesa dei deboli, s’accorge delle difficoltà dei più umili.

Nel 1936 la famiglia si trasferisce a Latisana e pertanto Gianni si iscriverà all’Università di Trieste.

Si integra nell’ambiente friulano, pur essendo di origine veneta,e ne assimila la mentalità e la cultura:già nel 1944 si iscriverà alla Società filologica friulana.

A soli 18 anni si era già segnalato come poeta e narratore con vago sentore pascoliano.

Vinse il Primo Premio del Concorso “Gioventù del Littorio” con un premio di £. 2.000.

Nel 1940,a vent’anni,la guerra interrompe studi e goliardie,introduce una maturità che si manifesta con il sentire una radicale avversione alle dittature che, in quei frangenti stanno distruggendo l’Europa.


IL POETA


Non si può comprendere Dick senza dare rilievo alla sua poesia. Un animo sensibile ,ricco di passioni ed ideali non può non sentire,in una stagione che ancora ha degli echi romantici,il richiamo della poesia,soprattutto se è stato educato ad ascoltare il “cuore”.

Di tanto suo scrivere è rimasto, però,assai poco poiché fra le sue ultime volontà vi è stata quella di non lasciare quel suo poetare alla valutazione dei posteri. Sono state recuperate solo alcune composizioni proposte nel libro e che rivelano il lato più intimo della sua personalità.

Gianni non è soltanto un poeta,ma si cimenta anche nella narrativa trovando spazio ancora molto giovane con racconti su diversi quotidiani nazionali. I suoi racconti e romanzi a puntate appaiono su diversi numeri de “Il Sabato del Gazzettino “ il settimanale dell’omonimo quotidiano veneziano tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta.



UNA PERSONALITA’


Gianni Dalla Pozza , per quanti l’hanno conosciuto, è rimasto nella memoria per le sue grandi doti umane ,che egli manifestava quotidianamente e soprattutto quando ,spinto dagli alti ideali che lo animavano,sapeva dare il meglio di se stesso. Ecco perché gli amici di Latisana lo hanno voluto ricordare nel 10° anniversario della sua morte attraverso la nostra rivista la bassa.

Purtroppo, se sono trascorsi trent’anni dalla sua troppo precoce dipartita ,sono trascorsi per tutti e molti dei suoi compagni di viaggio nella vita l’hanno ormai raggiunto.

Un carattere decisamente aperto, pronto alla confidenza ed agli entusiasmi,rimasto come il “fanciullino” dagli echi pascoliani delle sue poesie, lo rende subito simpatico. E’ un brillante conversatore, generalmente si manifesta ottimista, anche se nel suo animo è malinconico. Comunque,in ogni occasione che gli sia propizia non si arrende e lotta. Non pensa mai a se stesso,ma è sempre rivolto verso gli altri in coerenza ad una specie di religione umanitaria che lo coinvolge nella solidarietà.

Dick esprime la forza dei sentimenti umani con un particolare carisma per questo è agli antipodi del comunismo di allora,in piena “guerra fredda”,minaccia costante sulla giovane e fragile democrazia italiana.

Dick come sempre è in prima linea non vuole assolutamente essere promotore di una lotta di classe, ma bensì di un’uguaglianza data dalla pace e dall’amore fraterno,principi di solidarietà umana e resi più concreto dalla lucida comprensione dell’urgenza, della gravità della questione sociale post bellica del Friuli.

Dick si batte con la parola e con i fatti per la progressiva emancipazione politica e sociale delle classi più povere e sfruttate, per un sentimento di giustizia e di umana dignità e per suoi valori di fondo, quali la famiglia, la patria e l’umanità.

La sua visione politico- sociale che fa capo a quanti ebbero a sognare una società di liberi ed eguali,eredità anche del movimento risorgimentale,una società ove la cultura fosse alla portata di tutti.

Gianni Dalla Pozza è dotato di una intelligenza pronta a cogliere ogni sfumatura della realtà,con una filosofia di vita cui non manca mai una costruttiva ironia,segno di distacco dalle cose banali del quotidiano.

Il sentimento dell’amicizia costituisce per lui il massimo dei valori,che sa ricambiare anche nelle piccole cose con una disponibilità unica. Sono coloro che hanno condiviso con lui l’esperienza dell’Osoppo, sono letterati e poeti, sono artisti, esponenti politici rimasti legati alla gente comune.

E ama con loro anche lo scherzo,il gioco,le lunghe ore di conversazione,le discussioni animate,il fare il giro delle osterie, con uno spirito davvero unico, rimpianto da tutti. Talora ne escono aneddoti buffi, battaglie fatte di versi ed aforismi,battute forti,ma non offensive.

Diviene così un personaggio della Udine del dopoguerra di una stagione particolare ove tutti si sentono un po’ pionieri,ove si esperimenta la democrazia e c’era tanta voglia di fare e di progredire.

Ha una morale rigorosa,pronto a spendersi per gli altri e a non avere nulla in cambio. E’ un uomo libero in tutti i sensi,di una libertà che viene dall’intimo e che lo rende ottimista sulla natura umana, benchè via via sempre più pessimista sul corso della storia .

Con la maturità è arrivato il matrimonio con Paola Lettigh, assistente sociale specializzata nel seguire i minori.

Il matrimonio viene celebrato da don Emilio De Roja.

Nonostante il tempo in cui viviamo porti con sé l’oblio per quanto è stato il passato e sia stato presto dimenticato con quali sacrifici e quotidiani eroismi ci si affrancò dalle dittature, il nome di Dick è rimasto nella memoria degli Osovani.

I trent’anni trascorsi dalla sua prematura scomparsa non hanno affatto cancellato il ricordo di Dick soprattutto fra quanti dei fazzoletti verdi sono ancora in vita e fra quanti lo hanno apprezzato e conosciuto nel periodo post bellico.

Gli storici futuri, che potranno rileggere con il necessario distacco tutti gli eventi della guerra di Liberazione, non potranno che confermare l’importanza di un comandante partigiano di grande statura morale e di ottime capacità qual è stato Gianni Dalla Pozza. I suoi ideali,le sue aspirazioni,un amore sincero per la libertà sono il messaggio che egli lascia a generazioni che non l’hanno conosciuto.


Non voglio intrattenermi troppo a lungo anche per non tediarvi. Però alcuni passi salienti devo assolutamente descriverli come l’amico Roberto li ha ben sviluppati nel libro.


DALLA GUERRA ALLA RESISTENZA


Al momento in cui avviene la dichiarazione di guerra ,nel giugno del 1940 Gianni Dalla Pozza è uno studente universitario. Ha ancora da compiere vent’anni ed ottiene il rinvio dal servizio militare per poter continuare i suoi studi,che, dopo un buon avvio, vanno piuttosto a rilento essendo tutto preso da quei fermenti che caratterizzano il mondo studentesco in questo momento.

Viene chiamato alle armi nel 1942 quando ormai la guerra si avvia ad una irreversibile criticità per l’Italia ed alla fine dello stesso anno viene prescelto per frequentare il corso allievi ufficiali a Spoleto.

Avendo necessità lo stato maggiore di ogni uomo abile al combattimento viene inviato su uno dei fronti meno caldi,l’Albania,ove però trova modo di segnalarsi per il suo comportamento esemplare e per il coraggio dimostrato in talune azioni .

A metà del 1943 è di nuovo in Italia per completare il corso ufficiali e consegue il grado di sottotenente dell’arma di fanteria,ma fra luglio e settembre succede un po’ di tutto e per poco sfugge alla cattura da parte dei tedeschi, allontanandosi dalla caserma ov’è di servizio.

La militanza partigiana di Gianni Dalla Pozza inizia nel Friuli Occidentale prima in Val Meduna, poi sul Piancavallo ove la natura pare essere particolarmente favorevole alla guerriglia. Lì, subito dopo l’8 settembre 1943,un valoroso capitano degli Alpini che era stato in Grecia ed in Russia, Pietro Maset ,ha incominciato a raccogliere armi e uomini per contrastare l’occupazione tedesca. La voce si sparge rapidamente e giunge anche a Gianni,il quale, un po’ per curiosità,un po’ per sfuggire ad un possibile arresto da parte dei tedeschi ,ma soprattutto con una grande motivazione patriottica sale verso rifugio Policreti e di lì poi sul Sauc. Il carisma del comandante che si fa chiamare “Maso” ha ben presto presa su di lui e si segnala subito come uno degli uomini più attivi nell’affrontare in combattimento i tedeschi.

Nei primi mesi del 1944 si formerà il battaglione Piave.

sia perché richiama il fiume sacro alla Patria,sia perché buona parte di coloro che lo compongono sono originari di questa parte del Veneto.Maso è un comandante di straordinarie capacità che sa motivare i suoi uomini e costituisce per Dick l’esempio da seguire sul campo. Da lui impara molte cose,applicandovi poi la propria intelligenza ed il naturale coraggio. Alla scuola di Maso diventa uno dei più ardimentosi fra coloro che affrontano il nemico a sprezzo del pericolo.

Ed è in questo contesto che Gianni assume il nome di battaglia di “Dick”.

Nello scenario di guerra del Piancavallo Dick rimane sino all’ autunno del 1944 ed ha la opportunità di darsi una squadra particolarmente abile nell’uso delle armi ed abile a muoversi sul territorio molto celermente.

Alla fine di novembre del 1944 l’offensiva tedesca sulle montagne della Destra Tagliamento mette a dura prova le unità osovane e garibaldine. E’ il grande rastrellamento, mentre gli Alleati sono fermi sulla linea gotica.

Arriverà poi il proclama Alexander che prevede un allentamento delle operazioni belliche nel periodo invernale in attesa della ripresa primaverile. L’Osoppo ha ,però,dei problemi in pianura ove si è organizzata la seconda divisione.

Tedeschi e cosacchi controllano un territorio densamente popolato nel quale difficile confrontarsi senza incorrere in possibili ritorsioni per la popolazione civile. In più i GAP spadroneggiano provocando continuamente gli avversari.

Per questo motivo al comando osovano pare urgente destinare in pianura un gruppo di fuoco efficiente,un commando che protegga le attività di spionaggio,sabotaggio,intendenza. Viene scelta come sede una “agenzia” isolata della grande proprietà della SAICI di Torviscosa ove è possibile trovare appoggio da dirigenti ed operai ed è una posizione di presidio centrale per l’intera Bassa friulana.

Un gruppo prescelto è di una decina di persone che dovrebbe prendere contatto con il battaglione Muratti che opera nella pianura sud il cui comandante Carlo Dessi viene catturato dal tenente Borsatti della caserma Piave di Palmanova. Dick parte con i suoi dai boschi della Val Pentina nei pressi di Barcis il 23 settembre. Sulla sua discesa in pianura ci deve essere stata una soffiata perché lungo tutto il percorso i tedeschi entrano in contatto a cominciare già dal Piancavallo e poi in pianura a San Quirino,Savorgnano,Pescincanna e Marzinis ( Fiume Veneto) . Il 26 ,tre giorni dopo sono sulla sponda destra del Tagliamento a Gleris (San Vito al Tagliamento) ,ma non riescono a passare,per cui si portano più a sud nei pressi di San Paolo dove finalmente alcuni Osovani del battaglione “ Basso Cormor” li aiutano e da Straccis ( Camino al Tagliamento) li portano al sicuro sino all’Agenzia 1 di Torviscosa.

Dick e i suoi una decina di uomini abili e fidatissimi arrivano nella Bassa Friulana già dai primi di ottobre 1944 e ben presto incominciano a dar fastidio ai tedeschi con le loro imprese.





IL GRUPPO DI FUOCO DI TORVISCOSA: I TUBISTI


Nella pianura friulana la resistenza degli osovani, per lo speciale”apostolato “ di don Redento Bello- Candido, è presente su tutto il territorio e sono in molti ad aderirvi, con tanta buona volontà,ma con scarsa esperienza bellica .

L’Osoppo necessita di un pugno di coraggiosi che ,se nel caso,possano intervenire con le armi e cavarsela al meglio. Questa è la missione di Dick in pianura: raccogliere,formare e guidare un gruppo di fuoco che sia alle spalle delle formazioni territoriali osovane . La sede è nelle paludi di Torviscosa ,bonificate dal fascismo,ove tra i vari fabbricati rurali isolati nella campagna è facile nascondersi e,in ogni caso ,si può sempre avere la solidarietà e l’aiuto per la logistica da parte dei dipendenti della SAICI.

I tubisti sono nove,il numero ideale per costituire un commando efficiente: Primo Da Pol (Villa), Livio Conti (Cisco), Enzo Fiumalbi (Tonio) da Pontedera, Costante Malabarba (Costa), Domenico Tommasi (Pat), Bruno Scianamè (Josef), Antonio Marson (Diego), Angelo Boscolo da Chioggia (Brenta) Natale Tonello (Rolando).

Villa, coetaneo di Dick, cui è intitolato uno dei viali principali di Torviscosa , cadrà dopo uno scontro a fuoco con i tedeschi, Cisco e Tonio ,invece,saranno presi mentre vanno a parlamentare per la resa di un presidio nemico e fucilati ,a soli vent’anni il 30 aprile del 1945.

Natale Tonello, oggi alfiere dell’Associazione Partigiani Osoppo e passato per i campi di concentramento in Germania ricorda ancora Dick come un “ottimo comandante”.

Per la presenza dei fazzoletti verdi e dei rossi la zona di Torviscosa viene sottoposta a continui rastrellamenti da parte dei tedeschi che ricercano soprattutto Dick,che ormai conoscono per tutta una serie di colpi messi a segno a loro danno.


L’attività quotidiana del gruppo di Dick è nel sabotare tutto ciò che può essere utile ai tedeschi ed alla loro attività militare comprese le opere della Todt nella cui organizzazione si avvalgono anche dell’opera di partigiani infiltrati.

Non è facile il rapporto con i gappisti che operano nella pianura friulana ,in particolare con i “diavoli rossi “ del Mancino,Gelindo Citossi da Zellina,con i quali più volte si è rischiato uno scontro armato.

Nel gennaio del 1945 Dick affida la conduzione dei suoi uomini a Josef e si dedica con sempre maggiore impegno a coordinare la seconda divisione Osoppo. Alla liberazione i tubisti saranno parte del battaglione Berghinz formatosi in Torviscosa e non più autonomi.

In tal modo Dick è diventato uno dei protagonisti della guerra di liberazione nel Medio e Basso Friuli punto di riferimento non solo gerarchico (sarà infatti nominato comandante facente funzioni di tutta la divisione territoriale) ,ma soprattutto personale.

CATTURA ED EVASIONE

Nel gennaio 1945 mentre si trova a Torresella di Portogruaro Gianni Dalla Pozza viene catturato dalle Brigate nere e spedito nelle carceri di Padova. Gli va bene perché in questa località ,pur essendoci un massiccio presidio tedesco, le competenze di polizia sono dei repubblichini e non è conosciuto.

Possiamo immaginare lo sgomento dei suoi uomini di fronte a questo evento,ma ad incoraggiarli e spesso a guidarli entra in campo la sorella gemella di Dick , Lina, alias Kira, alias Maria Bonvicini che è già nell’organizzazione come staffetta e informatrice.

Lina mantiene la rete dei collegamenti stabiliti dal fratello,ma nessuno si fa illusioni che possa ritornare alla testa dei tubisti.

Invece accade qualcosa che determina il corso degli avvenimenti in senso favorevole a Dick. Gli Alleati bombardano con insistenza Padova e in queste incursioni una notte colpiscono anche il carcere ove è rinchiuso il nostro. Uno dei custodi della prigione ha l’iniziativa di aiutare l’evasione dei “politici” e apre loro alcune porte .

Dick ne approfitta e ,mettendo assieme abilità e furbizia che gli sono proprie, riesce a raggiungere di nuovo Torviscosa e gli osovani per continuare la guerra.

Arriva però troppo tardi per poter fare qualcosa per i prigionieri dei GAP presi alle malghe di Porzus e sacrificati nel Bosco Romagno, rammaricandosi di questa circostanza e dedicando sempre una particolare attenzione nel commemorare quei giovani caduti.

A marzo 1945 si sente aria di liberazione e anche le unità osovane rafforzate da coloro che si aggregano sono ormai presenti su tutto il territorio e non più in una condizione di inferiorità

Dick è capo di stato maggiore e vice comandante della seconda divisione Osoppo che opera in pianura.


LA LIBERAZIONE

In breve tempo,in tutta la pianura friulana nasce il mito di Dick, del suo ardimento, delle sue azioni al limite della temerarietà, ma anche della sua umanità e generosità.

Con l’annunciarsi della primavera il fronte fermo sulla linea gotica da lunghi mesi finalmente si muove. I partigiani vengono avvisati che è imminente la liberazione ed invitati a ricostituire i reparti. Anche la seconda divisione dell’Osoppo in pianura si riorganizza con Dick in prima persona ad accogliere i nuovi,e sono molti,ad inquadrarli e a raccomandare loro di non fare sciocchezze essendo giovani ed inesperti.

Alla fine di aprile per i tedeschi ed i cosacchi non c‘è più nulla da fare e dunque sono disperatamente alla ricerca di ritirarsi disposti a difendere ad ogni costo la propria incolumità. Per questo proprio negli ultimi giorni accadono numerosi fatti di sangue. Dick cerca sempre di mediare,di evitare il degenerarsi della situazione,garantendo spesso di persona che a coloro i quali si arrendono o se ne vanno non si faccia nulla di male.

Il 29 aprile gli Alleati stanno avanzando nel Veneto e a Dick giunge l’ordine di predisporre tutte le facilitazioni possibili affinché possano rapidamente “correre” verso Trieste. I suoi ordini sono un annuncio:”Ore 7,30 di oggi auto blinde alleate hanno varcato la passerella di Latisanotta .Ore 9 per la passerella transiterà il grosso della colonna che per Aris,Torsa,San Giorgio dove giungerà verso le ore 10 raggiungerà alle ore 11 Cervignano Dick 1° maggio 1945

Il 1 maggio 1945 il Friuli è finalmente libero,ma non mancano difficoltà lungo il percorso dell’immediato dopoguerra. Resta in sospeso,infatti,la questione del confine orientale,enfatizzata su Trieste,per le rivendicazioni territoriali della Jugoslavia di Tito. Come gli altri osovani anche Dick è di presidio anche perché vi è incertezza sulla tenuta delle fragili istituzioni democratiche. Gli osovani consegnano le armi,ma sono pronti a riprenderle se necessario.


NELLE EMERGENZE POST BELLICHE

Ai primi di maggio del 1945 il Friuli viene liberato,ma per l’Osoppo non si esaurisce la missione. Vi è,infatti,ancora in sospeso la questione dei confini ,che l’opinione pubblica sente soprattutto per quanto riguarda Trieste ,ma che,in realtà,riguarda tutta la fascia del Friuli orientale da Tarvisio al Carso con punti caldi Gorizia,le vallate del Natisone e del Torre,il Collio sin nella Bassa friulana.

In questo delicato periodo storico,del quale,ovviamente non si parla molto ,poiché era coperto dal segreto, Dick è uno di coloro che si muovono di più sul territorio anche a sostegno dei patrioti triestini e goriziani che sono collegati con l’Osoppo .

I “fazzoletti verdi “ anche in questo caso compiono il loro dovere con discrezione e quando la situazione si stabilizza smobilitano,consegnano le armi e lasciano all’esercito regolare il compito della difesa.

Dick,tornato ad essere Giovanni Dalla Pozza ,si avvicina ai trent’anni. Vive dell’avventura della guerra ,del ritrovarsi con gli amici a rievocarla,si gode la libertà che ha contribuito a conquistare e pensa a come incrementare la crescita della neonata democrazia. Gli ideali ,il disinteresse per se stesso,la generosità hanno il sopravvento su quella che è l’aspirazione di tutti in quei momenti: sistemarsi.

Si impegna moltissimo nel movimento europeo ( quanti non furono abbonati da lui a lungo ad “Europa Libera?) ancora nel 1956.

Sincera e duratura è l’amicizia con Enrico Mattei,che è ,a tutti gli effetti,il vero “capo” della resistenza non comunista in Italia e che,anche in seguito mantiene stretti contatti con coloro che avevano condiviso i suoi ideali durante la guerra di liberazione. E Mattei sarà più volte a Udine anche per il suo ultimo 25 aprile,nel 1962.


LA TENTAZIONE DELLA POLITICA E L’IMPEGNO NEL PATRONATO SINDACALE


Gianni Dalla Pozza ,in quel periodo,militando nell’Osoppo, fermamente convinto che non ci possa essere una vera democrazia senza giustizia sociale, in sintonia con il suo essere portato all’utopia, propugna una riforma generale della società e dello stato. Come contenuti politici condivide l’idea di un socialismo democratico che si rifà al modello nordico ,fortemente integrato nell’Europa e alleato dell’Occidente per contrastare il marxismo.

Egli appartiene a quella che si può definire l’ala riformista della resistenza per cui sarà fra i primi a reagire alle imposizioni dell’ANPI.

Ciò ha un risvolto anche in politica ed accade così che,nel 1947,sia fra i primi in Friuli ad aderire al PSLI di Giuseppe Saragat ,il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani di area laico-riformista in contrasto con le posizioni filosovietiche dei socialisti italiani raccolti nel PSIUP.

Gianni è fra i più attivi nel sostenere il partito del sole nascente in Friuli ed ha modo di collegarsi a tutti coloro che lo rappresentano,ma non riserva nulla per sé,porta voti ,si dedica all’organizzazione in particolare in occasione del convegno estivo a Pradibosco, nell’alta Val Pesarina ,ove solitamente interveniva un alto esponente nazionale.

Egli ,però,non fa carriera nel partito poiché non incline ai compromessi,schietto nelle opinioni e soprattutto di una specchiata onestà. Gianni Dalla Pozza troverà un posto di lavoro tutto sommato a lui confacente per sensibilità sociale nel sindacato collegato al partito ,la UIL ed in particolare nel Patronato di questa organizzazione, l’ITAL.

Definitivamente congedato dall’esercito nel 1951 senza aver concluso gli studi universitari,l’anno successivo Gianni Dalla Pozza viene assunto all’ITAL come responsabile dei servizi di patronato,finalizzato come istituzione a difendere i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie. Già nello Statuto dell’ITAL vengono accettate,e se ne vede la sua impronta,le idee di Dick in quanto a libertà e riformismo economico.

Oltre a dedicarsi al patronato,al partito socialdemocratico è sempre attivo nell’ambito dell’Osoppo e della Federazione Italiana Volontari della Libertà .

E’ fra i fondatori dell’Istituto Friulano per la storia del movimento di liberazione,ma è anche fra i primi ad allontanarsi poiché anche nell’ambito di questa istituzione la parte politica che fa riferimento al partito comunista esercita il suo monopolio.

Più intenso e più cordiale è il rapporto invece con don Candido,don Aurelio e soprattutto don Emilio De Roja. E poi con tutti gli Osovani per i quali egli è un riferimento,sempre presente,sempre attivo nel tenere i collegamenti e salde le amicizie.


IL DOVERE DELLA MEMORIA

Nel 1947 Gianni Dalla Pozza è uno dei protagonisti assai poco valorizzato della vita democratica della Udine postbellica, promotore della nascita di un sodalizio che fa risaltare l’autonomia e gli ideali dei “Fazzoletti verdi”.

Si può dire che l’Associazione Partigiani Osoppo Friuli ha avuto in lui non solo uno dei padri nobili,ma anche,sinchè ha vissuto,uno dei suoi pilastri . Egli ha dato alla Associazione un apporto senza pari,dedicando ad essa molto tempo e praticamente facendo dei proprio ufficio la vera e propria sede.

Il suo merito in questo senso è grande e se oggi esiste ancora l’Osoppo lo dobbiamo proprio all’instancabile operato di Dick.

Con pochi sodali Dick organizza le cerimonie del ricordo dei fazzoletti verdi scomparsi durante la guerra di Liberazione dalle malghe di Porzus alle alture del Friuli occidentale.

Si rafforza in questi anni il rapporto di amicizia nato durante la comune militanza osovana con don Emilio De Roja .

Per don Emilio egli è una delle “risorse” efficaci e sempre pronte soprattutto per affrontare le emergenze della sua benemerita opera con i giovani della Casa dell’Immacolata . Al buon prete talora capita di trovarsi in situazioni estremamente disperate e senza chi,pur fra i tanti benefattori ed amici, possa venirgli incontro. E lo trova in una persona che sa far del bene discretamente e quando si impegna non molla sino al raggiungere l’obiettivo,mettendo inventiva e praticità,facendo fruttare tutte le sue conoscenze.

IL COMMIATO

Pur ancor giovane di età ed avendo appena conseguito la pensione,il 2 agosto del 1981 in una cameretta dell’Ospedale di Udine si chiude la sua avventura romantica, quella di un poeta divenuto guerriero per amore di libertà e poi operatore di discreta, ma efficace solidarietà.

E’ un addio silenzioso con una nota di speranza agli amici: :

Carissimi amici: siamo stati uniti nel segno del fazzoletto verde .

Questo segno è realtà.

Nella mia ora lo vedo,limpido

Un abbraccio fraterno

Dick.”

Questo è uno dei suoi ultimi scritti assieme al suo testamento spirituale , che conservo ancora in copia, avuto venti anni or sono dagli “amici” che mi chiesero di fare l’articolo in suo ricordo:


Caro Bepo, un saluto a te e a tutti gli amici della FIVL.(Federazione Italiana Volontari Libertà) Nella mia piccola vita(e con tutti gli errori)una sola cosa io ricordo e voglio che gli amici ricordino con me: un sogno che ebbe la sua realtà dopo l’ 8 settembre e si concluse in un maggio lontano. Un maggio che io auguro ancora alla nostra Patria. Tuo Dick”. ( A Giuseppe Fabris segretario dell’AVL Padova).


Ma voglio concludere con uno scritto di Aldo Faelutti “Caverna” in suo ricordo nel 1985:

Ricordare “Dick” Dalla Pozza, a quattro anni dalla sua scomparsa, significa ripercorrere il tortuoso filo della memoria in modo che possa dipanarsi in noi, che gli siamo vissuti accanto, e nei giovani che di lui sentono soltanto ora parlare, la sua singolarissima figura di comandante partigiano, di uomo di cultura, di cittadino d’Europa.

Oltre che sul Comandante del Gruppo Sabotatori di Torviscosa e sul Comandante della Quarta Brigata “Osoppo” vogliamo richiamare l’attenzione sulle riflessioni storico-politiche che egli elaborò intorno all’idea di un Europa in cui la Regione Friuli Venezia Giulia avrebbe dovuto assumere il compito di propulsione, per creare nel continente una vasta area di incontro fra popoli divisi da lunghe e tragiche vicende storiche.

Nelle sue aspirazioni l’Europa, uscita dalla Resistenza, avrebbe dovuto superare il compito di serbatoio di emigranti e esprimere invece il significato del progresso dei popoli attraverso il lavoro di tutti i suoi cittadini. Ma al di là di tali elementari concezioni, qui in sintesi enunciate, desideriamo dire ancora che la personalità e l’impegno civile di “Dick” si manifestavano quotidianamente nella promozione quasi segreta di un’opera di carità, non programmata, non regolamentata, che lo fece apostolo nel mondo difficile dell’emarginazione, interprete operante di una religiosità veramente vissuta e partecipata dall’anima popolare”.



Vi ringrazio per l’attenzione e chiedo venia se l’ho tirata un po’ a lungo, ma il personaggio lo meritava e un grazie SOPRATTUTTO A ROBERTO TIRELLI PER AVERLO RAPPRESENTATO COSI’ BENE, FACENDO RIVIVERE LA STORIA DI QUESTA STRAORDINARIA PERSONA QUAL’E’ STATO GIANNI DALLA POZZA “DICK”.

Dove e quando:
Sabato 17 Dicembre 2011