Roberto
Tirelli
DICK
L’UOMO,
IL POETA,
COMBATTENTE
ROMANTICO DI LIBERTA’
Una
ventina di anni fa alcuni amici, con gli anni più avanzati di me, ma
che sapevo che avevano servito la Patria durante la Seconda guerra
mondiale mi chiesero di preparare e di ospitare nella nostra rivista
un articolo in ricordo di Gianni Dalla Pozza . Mi parlarono di Lui e
mi consegnarono alcuni articoli di giornale dell’epoca e delle
fotocopie con suoi scritti e altro.
Era
il periodo della “Gladio”, dove i giornali riempivano le prime
pagine rievocando episodi della resistenza e dove riportavano le
rivalità fra le due formazioni partigiane della “Osoppo” e della
“Garibaldi”.
Pur
cercando di non deludere gli amici con una risposta negativa, non
volevo però nello stesso tempo innescare polemiche sulla nostra
associazione per parlare di partigiani, di una sola parte, e se non
altro anche quello di riaprire le dolorose e profonde ferite che la
seconda guerra mondiale ci aveva lasciato.
Comunque,
l’articolo uscì con un piccolo preambolo dove fra l’altro diceva
“…ma è
nel profondo rispetto dei morti che ricordiamo Gianni Dalla Pozza e
non perché è stato uno dei fondatori dei primi nuclei della Brigata
“Osoppo-Friuli”, con il nome di “Dick”, ma lo ricordiamo
specialmente perché è stato in un certo senso uno scrittore e
poeta”.
Ora
a distanza di trenta anni dalla sua morte un importante scrittore
saggista, qual è l’amico Roberto Tirelli, ne traccia una dotta
biografia dove mette in risalto le qualità umane-civili di Gianni
Dalla Pozza.
Roberto
Tirelli, giornalista ricercatore storico, non ha bisogno di
particolari presentazioni in quanto ha scritto molto per la Vostra
Associazione e i suoi saggi si trovano ormai inseriti in molte
biblioteche dove il suo nome viaggia velocemente nei grandi spazi di
internet. La Bassa si sente onorata di averlo nelle sue file in
qualità di consigliere da molti anni ed ora anche nella sua veste di
vice-presidente .
Pertanto,
voglio sgomberare subito il campo e dire che Gianni Dalla Pozza,
oltre ad avere in quest’opera come biografo Roberto Tirelli, ha
con sé tutta l’Associazione Partigiani Osoppo – Friuli – dove
l’ A.P.O.
ha sempre avuto una particolare stima e gratitudine verso questa
straordinaria persona che, come dice il presidente Cesare Marzona, fu
uno dei suoi più attivi Fondatori, a lungo segretario ed
impareggiabile organizzatore delle attività associative, dotato di
grande intelligenza e che si era già ben distinto durante la guerra
di liberazione.
Ma
andiamo un po’ per ordine, e ripercorriamo le varie tappe, così
ben descritte da Tirelli, seguendo l’indice. Sarà poi l’interesse
e la curiosità di ciascuno approfondire leggendo poi tanti altri
particolari descritti nel libro. Io mi limiterò ad estrapolare i
passi più salienti, come poc’anzi detto “così ben descritti
dall’Autore”.
UNA
GIOVINEZZA DI SOGNI, POESIA, ANELITI DI LIBERTA’
Gianni
Ardigò Dalla Pozza, di Vio e Olinda Lazzaro, nasce il 7 dicembre
1920, a Mirano,nella frazione di Vetrego, con un parto gemellare con
il quale vede la luce anche la sorella Lina.
E’
da poco terminata la guerra mondiale e sono anni difficili che
saranno segnati dalla faticosa ripresa fra innumerevoli tensioni
sociali e politiche che porteranno alla dittatura fascista.
La
formazione di Gianni negli anni giovanili è rigorosa, come si addice
a quanti,per indole propria ed educazione familiare, si apprestano ad
affrontare seriamente la vita. La cultura nella quale viene allevato
è ancora ,nella scuola, quella classica, basata su quei valori
immortali che gli serviranno di antidoto all’influenza crescente
della cultura di regime. Già nell’adolescenza ciò lo porta a far
valere prima di tutto il sentimento, che poi diventerà passione e
coraggio,diventerà ardire e testimonianza civile.
Frequenta
il prestigioso liceo ginnasio Tito Livio di Padova,città d’origine
della famiglia, ove si segnala come uno dei migliori allievi e
certamente fra i più dotati.
Sorge,
poi, nei primi anni di vita la sensibilità ai problemi sociali,
perché,pur essendo di famiglia benestante, con il suo animo
naturalmente portato a prendere la difesa dei deboli, s’accorge
delle difficoltà dei più umili.
Nel
1936 la famiglia si trasferisce a Latisana e pertanto Gianni si
iscriverà all’Università di Trieste.
Si
integra nell’ambiente friulano, pur essendo di origine veneta,e ne
assimila la mentalità e la cultura:già nel 1944 si iscriverà alla
Società filologica friulana.
A
soli 18 anni si era già segnalato come poeta e narratore con vago
sentore pascoliano.
Vinse
il Primo Premio del Concorso “Gioventù del Littorio” con un
premio di £. 2.000.
Nel
1940,a vent’anni,la guerra interrompe studi e goliardie,introduce
una maturità che si manifesta con il sentire una radicale
avversione alle dittature che, in quei frangenti stanno distruggendo
l’Europa.
IL
POETA
Non
si può comprendere Dick senza dare rilievo alla sua poesia. Un animo
sensibile ,ricco di passioni ed ideali non può non sentire,in una
stagione che ancora ha degli echi romantici,il richiamo della
poesia,soprattutto se è stato educato ad ascoltare il “cuore”.
Di
tanto suo scrivere è rimasto, però,assai poco poiché fra le sue
ultime volontà vi è stata quella di non lasciare quel suo poetare
alla valutazione dei posteri. Sono state recuperate solo alcune
composizioni proposte nel libro e che rivelano il lato più intimo
della sua personalità.
Gianni
non è soltanto un poeta,ma si cimenta anche nella narrativa trovando
spazio ancora molto giovane con racconti su diversi quotidiani
nazionali. I suoi racconti e romanzi a puntate appaiono su diversi
numeri de “Il Sabato del Gazzettino “ il settimanale dell’omonimo
quotidiano veneziano tra la fine degli anni Trenta e l’inizio
degli anni Quaranta.
UNA
PERSONALITA’
Gianni
Dalla Pozza , per quanti l’hanno conosciuto, è rimasto nella
memoria per le sue grandi doti umane ,che egli manifestava
quotidianamente e soprattutto quando ,spinto dagli alti ideali che lo
animavano,sapeva dare il meglio di se stesso. Ecco perché gli amici
di Latisana lo hanno voluto ricordare nel 10° anniversario della sua
morte attraverso la nostra rivista la
bassa.
Purtroppo,
se sono trascorsi trent’anni dalla sua troppo precoce dipartita
,sono trascorsi per tutti e molti dei suoi compagni di viaggio nella
vita l’hanno ormai raggiunto.
Un
carattere decisamente aperto, pronto alla confidenza ed agli
entusiasmi,rimasto come il “fanciullino” dagli echi pascoliani
delle sue poesie, lo rende subito simpatico. E’ un brillante
conversatore, generalmente si manifesta ottimista, anche se nel suo
animo è malinconico. Comunque,in ogni occasione che gli sia propizia
non si arrende e lotta. Non pensa mai a se stesso,ma è sempre
rivolto verso gli altri in coerenza ad una specie di religione
umanitaria che lo coinvolge nella solidarietà.
Dick
esprime la forza dei sentimenti umani con un particolare carisma per
questo è agli antipodi del comunismo di allora,in piena “guerra
fredda”,minaccia costante sulla giovane e fragile democrazia
italiana.
Dick
come sempre è in prima linea non vuole assolutamente essere
promotore di una lotta di classe, ma bensì di un’uguaglianza data
dalla pace e dall’amore fraterno,principi di solidarietà umana e
resi più concreto dalla lucida comprensione dell’urgenza, della
gravità della questione sociale post bellica del Friuli.
Dick
si batte con la parola e con i fatti per la progressiva emancipazione
politica e sociale delle classi più povere e sfruttate, per un
sentimento di giustizia e di umana dignità e per suoi valori di
fondo, quali la famiglia, la patria e l’umanità.
La
sua visione politico- sociale che fa capo a quanti ebbero a sognare
una società di liberi ed eguali,eredità anche del movimento
risorgimentale,una società ove la cultura fosse alla portata di
tutti.
Gianni
Dalla Pozza è dotato di una intelligenza pronta a cogliere ogni
sfumatura della realtà,con una filosofia di vita cui non manca mai
una costruttiva ironia,segno di distacco dalle cose banali del
quotidiano.
Il
sentimento dell’amicizia costituisce per lui il massimo dei
valori,che sa ricambiare anche nelle piccole cose con una
disponibilità unica. Sono coloro che hanno condiviso con lui
l’esperienza dell’Osoppo, sono letterati e poeti, sono artisti,
esponenti politici rimasti legati alla gente comune.
E
ama con loro anche lo scherzo,il gioco,le lunghe ore di
conversazione,le discussioni animate,il fare il giro delle osterie,
con uno spirito davvero unico, rimpianto da tutti. Talora ne escono
aneddoti buffi, battaglie fatte di versi ed aforismi,battute forti,ma
non offensive.
Diviene
così un personaggio della Udine del dopoguerra di una stagione
particolare ove tutti si sentono un po’ pionieri,ove si esperimenta
la democrazia e c’era tanta voglia di fare e di progredire.
Ha
una morale rigorosa,pronto a spendersi per gli altri e a non avere
nulla in cambio. E’ un uomo libero in tutti i sensi,di una libertà
che viene dall’intimo e che lo rende ottimista sulla natura umana,
benchè via via sempre più pessimista sul corso della storia .
Con
la maturità è arrivato il matrimonio con Paola Lettigh, assistente
sociale specializzata nel seguire i minori.
Il
matrimonio viene celebrato da don Emilio De Roja.
Nonostante
il tempo in cui viviamo porti con sé l’oblio per quanto è stato
il passato e sia stato presto dimenticato con quali sacrifici e
quotidiani eroismi ci si affrancò dalle dittature, il nome di Dick è
rimasto nella memoria degli Osovani.
I
trent’anni trascorsi dalla sua prematura scomparsa non hanno
affatto cancellato il ricordo di Dick soprattutto fra quanti dei
fazzoletti verdi sono ancora in vita e fra quanti lo hanno apprezzato
e conosciuto nel periodo post bellico.
Gli
storici futuri, che potranno rileggere con il necessario distacco
tutti gli eventi della guerra di Liberazione, non potranno che
confermare l’importanza di un comandante partigiano di grande
statura morale e di ottime capacità qual è stato Gianni Dalla
Pozza. I suoi ideali,le sue aspirazioni,un amore sincero per la
libertà sono il messaggio che egli lascia a generazioni che non
l’hanno conosciuto.
Non
voglio intrattenermi troppo a lungo anche per non tediarvi. Però
alcuni passi salienti devo assolutamente descriverli come l’amico
Roberto li ha ben sviluppati nel libro.
DALLA
GUERRA ALLA RESISTENZA
Al
momento in cui avviene la dichiarazione di guerra ,nel giugno del
1940 Gianni Dalla Pozza è uno studente universitario. Ha ancora da
compiere vent’anni ed ottiene il rinvio dal servizio militare per
poter continuare i suoi studi,che, dopo un buon avvio, vanno
piuttosto a rilento essendo tutto preso da quei fermenti che
caratterizzano il mondo studentesco in questo momento.
Viene
chiamato alle armi nel 1942 quando ormai la guerra si avvia ad una
irreversibile criticità per l’Italia ed alla fine dello stesso
anno viene prescelto per frequentare il corso allievi ufficiali a
Spoleto.
Avendo
necessità lo stato maggiore di ogni uomo abile al combattimento
viene inviato su uno dei fronti meno caldi,l’Albania,ove però
trova modo di segnalarsi per il suo comportamento esemplare e per il
coraggio dimostrato in talune azioni .
A
metà del 1943 è di nuovo in Italia per completare il corso
ufficiali e consegue il grado di sottotenente dell’arma di
fanteria,ma fra luglio e settembre succede un po’ di tutto e per
poco sfugge alla cattura da parte dei tedeschi, allontanandosi dalla
caserma ov’è di servizio.
La
militanza partigiana di Gianni Dalla Pozza inizia nel Friuli
Occidentale prima in Val Meduna, poi sul Piancavallo ove la natura
pare essere particolarmente favorevole alla guerriglia. Lì, subito
dopo l’8 settembre 1943,un valoroso capitano degli Alpini che era
stato in Grecia ed in Russia, Pietro Maset ,ha incominciato a
raccogliere armi e uomini per contrastare l’occupazione tedesca. La
voce si sparge rapidamente e giunge anche a Gianni,il quale, un po’
per curiosità,un po’ per sfuggire ad un possibile arresto da parte
dei tedeschi ,ma soprattutto con una grande motivazione patriottica
sale verso rifugio Policreti e di lì poi sul Sauc. Il carisma del
comandante che si fa chiamare “Maso” ha ben presto presa su di
lui e si segnala subito come uno degli uomini più attivi
nell’affrontare in combattimento i tedeschi.
Nei
primi mesi del 1944 si formerà il battaglione Piave.
sia
perché richiama il fiume sacro alla Patria,sia perché buona parte
di coloro che lo compongono sono originari di questa parte del
Veneto.Maso è un comandante di straordinarie capacità che sa
motivare i suoi uomini e costituisce per Dick l’esempio da seguire
sul campo. Da lui impara molte cose,applicandovi poi la propria
intelligenza ed il naturale coraggio. Alla scuola di Maso diventa uno
dei più ardimentosi fra coloro che affrontano il nemico a sprezzo
del pericolo.
Ed
è in questo contesto che Gianni assume il nome di battaglia di
“Dick”.
Nello
scenario di guerra del Piancavallo Dick rimane sino all’ autunno
del 1944 ed ha la opportunità di darsi una squadra particolarmente
abile nell’uso delle armi ed abile a muoversi sul territorio molto
celermente.
Alla
fine di novembre del 1944 l’offensiva tedesca sulle montagne della
Destra Tagliamento mette a dura prova le unità osovane e
garibaldine. E’ il grande rastrellamento, mentre gli Alleati sono
fermi sulla linea gotica.
Arriverà
poi il proclama Alexander che prevede un allentamento delle
operazioni belliche nel periodo invernale in attesa della ripresa
primaverile. L’Osoppo ha ,però,dei problemi in pianura ove si è
organizzata la seconda divisione.
Tedeschi
e cosacchi controllano un territorio densamente popolato nel quale
difficile confrontarsi senza incorrere in possibili ritorsioni per
la popolazione civile. In più i GAP spadroneggiano provocando
continuamente gli avversari.
Per
questo motivo al comando osovano pare urgente destinare in pianura un
gruppo di fuoco efficiente,un commando che protegga le attività di
spionaggio,sabotaggio,intendenza. Viene scelta come sede una
“agenzia” isolata della grande proprietà della SAICI di
Torviscosa ove è possibile trovare appoggio da dirigenti ed operai
ed è una posizione di presidio centrale per l’intera Bassa
friulana.
Un
gruppo prescelto è di una decina di persone che dovrebbe prendere
contatto con il battaglione Muratti che opera nella pianura sud il
cui comandante Carlo Dessi viene catturato dal tenente Borsatti
della caserma Piave di Palmanova. Dick
parte con i suoi dai boschi della Val Pentina nei pressi di Barcis
il 23 settembre. Sulla sua discesa in pianura ci deve essere stata
una soffiata perché lungo tutto il percorso i tedeschi entrano in
contatto a cominciare già dal Piancavallo e poi in pianura a San
Quirino,Savorgnano,Pescincanna e Marzinis ( Fiume Veneto) . Il 26
,tre giorni dopo sono sulla sponda destra del Tagliamento a Gleris
(San Vito al Tagliamento) ,ma non riescono a passare,per cui si
portano più a sud nei pressi di San Paolo dove finalmente alcuni
Osovani del battaglione “ Basso Cormor” li aiutano e da Straccis
( Camino al Tagliamento) li portano al sicuro sino all’Agenzia 1 di
Torviscosa.
Dick
e i suoi una decina di uomini abili e fidatissimi arrivano nella
Bassa Friulana già dai primi di ottobre 1944 e ben presto
incominciano a dar fastidio ai tedeschi con le loro imprese.
IL
GRUPPO DI FUOCO DI TORVISCOSA: I TUBISTI
Nella
pianura friulana la resistenza degli osovani, per lo
speciale”apostolato “ di don Redento Bello- Candido, è presente
su tutto il territorio e sono in molti ad aderirvi, con tanta buona
volontà,ma con scarsa esperienza bellica .
L’Osoppo
necessita di un pugno di coraggiosi che ,se nel caso,possano
intervenire con le armi e cavarsela al meglio. Questa è la missione
di Dick in pianura: raccogliere,formare e guidare un gruppo di fuoco
che sia alle spalle delle formazioni territoriali osovane . La sede
è nelle paludi di Torviscosa ,bonificate dal fascismo,ove tra i vari
fabbricati rurali isolati nella campagna è facile nascondersi e,in
ogni caso ,si può sempre avere la solidarietà e l’aiuto per la
logistica da parte dei dipendenti della SAICI.
I
tubisti sono nove,il numero ideale per costituire un commando
efficiente: Primo Da Pol (Villa), Livio Conti (Cisco), Enzo Fiumalbi
(Tonio) da Pontedera, Costante Malabarba (Costa), Domenico Tommasi
(Pat), Bruno Scianamè (Josef), Antonio Marson (Diego), Angelo
Boscolo da Chioggia (Brenta) Natale Tonello (Rolando).
Villa,
coetaneo di Dick, cui è intitolato uno dei viali principali di
Torviscosa , cadrà dopo uno scontro a fuoco con i tedeschi, Cisco e
Tonio ,invece,saranno presi mentre vanno a parlamentare per la resa
di un presidio nemico e fucilati ,a soli vent’anni il 30 aprile del
1945.
Natale
Tonello, oggi alfiere dell’Associazione Partigiani Osoppo e passato
per i campi di concentramento in Germania ricorda ancora Dick come un
“ottimo
comandante”.
Per
la presenza dei fazzoletti verdi e dei rossi la zona di Torviscosa
viene sottoposta a continui rastrellamenti da parte dei tedeschi che
ricercano soprattutto Dick,che ormai conoscono per tutta una serie
di colpi messi a segno a loro danno.
L’attività
quotidiana del gruppo di Dick è nel sabotare tutto ciò che può
essere utile ai tedeschi ed alla loro attività militare comprese le
opere della Todt nella cui organizzazione si avvalgono anche
dell’opera di partigiani infiltrati.
Non
è facile il rapporto con i gappisti che operano nella pianura
friulana ,in particolare con i “diavoli rossi “ del
Mancino,Gelindo Citossi da Zellina,con i quali più volte si è
rischiato uno scontro armato.
Nel
gennaio del 1945 Dick affida la conduzione dei suoi uomini a Josef e
si dedica con sempre maggiore impegno a coordinare la seconda
divisione Osoppo. Alla liberazione i tubisti saranno parte del
battaglione Berghinz formatosi in Torviscosa e non più autonomi.
In
tal modo Dick è diventato uno dei protagonisti della guerra di
liberazione nel Medio e Basso Friuli punto di riferimento non solo
gerarchico (sarà infatti nominato comandante facente funzioni di
tutta la divisione territoriale) ,ma soprattutto personale.
CATTURA
ED EVASIONE
Nel
gennaio 1945 mentre si trova a Torresella di Portogruaro Gianni
Dalla Pozza viene catturato dalle Brigate nere e spedito nelle
carceri di Padova. Gli va bene perché in questa località ,pur
essendoci un massiccio presidio tedesco, le competenze di polizia
sono dei repubblichini e non è conosciuto.
Possiamo
immaginare lo sgomento dei suoi uomini di fronte a questo evento,ma
ad incoraggiarli e spesso a guidarli entra in campo la sorella
gemella di Dick , Lina, alias Kira, alias Maria Bonvicini che è già
nell’organizzazione come staffetta e informatrice.
Lina
mantiene la rete dei collegamenti stabiliti dal fratello,ma nessuno
si fa illusioni che possa ritornare alla testa dei tubisti.
Invece
accade qualcosa che determina il corso degli avvenimenti in senso
favorevole a Dick. Gli Alleati bombardano con insistenza Padova e in
queste incursioni una notte colpiscono anche il carcere ove è
rinchiuso il nostro. Uno dei custodi della prigione ha l’iniziativa
di aiutare l’evasione dei “politici” e apre loro alcune porte
.
Dick
ne approfitta e ,mettendo assieme abilità e furbizia che gli sono
proprie, riesce a raggiungere di nuovo Torviscosa e gli osovani per
continuare la guerra.
Arriva
però troppo tardi per poter fare qualcosa per i prigionieri dei GAP
presi alle malghe di Porzus e sacrificati nel Bosco Romagno,
rammaricandosi di questa circostanza e dedicando sempre una
particolare attenzione nel commemorare quei giovani caduti.
A
marzo 1945 si sente aria di liberazione e anche le unità osovane
rafforzate da coloro che si aggregano sono ormai presenti su tutto il
territorio e non più in una condizione di inferiorità
Dick
è capo di stato maggiore e vice comandante della seconda divisione
Osoppo che opera in pianura.
LA
LIBERAZIONE
In
breve tempo,in tutta la pianura friulana nasce il mito di Dick, del
suo ardimento, delle sue azioni al limite della temerarietà, ma
anche della sua umanità e generosità.
Con
l’annunciarsi della primavera il fronte fermo sulla linea gotica da
lunghi mesi finalmente si muove. I partigiani vengono avvisati che è
imminente la liberazione ed invitati a ricostituire i reparti. Anche
la seconda divisione dell’Osoppo in pianura si riorganizza con Dick
in prima persona ad accogliere i nuovi,e sono molti,ad inquadrarli e
a raccomandare loro di non fare sciocchezze essendo giovani ed
inesperti.
Alla
fine di aprile per i tedeschi ed i cosacchi non c‘è più nulla da
fare e dunque sono disperatamente alla ricerca di ritirarsi
disposti a difendere ad ogni costo la propria incolumità. Per questo
proprio negli ultimi giorni accadono numerosi fatti di sangue. Dick
cerca sempre di mediare,di evitare il degenerarsi della
situazione,garantendo spesso di persona che a coloro i quali si
arrendono o se ne vanno non si faccia nulla di male.
Il
29 aprile gli Alleati stanno avanzando nel Veneto e a Dick giunge
l’ordine di predisporre tutte le facilitazioni possibili affinché
possano rapidamente “correre” verso Trieste. I suoi ordini sono
un annuncio:”Ore
7,30 di oggi auto blinde alleate hanno varcato la passerella di
Latisanotta .Ore 9 per la passerella transiterà il grosso della
colonna che per Aris,Torsa,San Giorgio dove giungerà verso le ore
10 raggiungerà alle ore 11 Cervignano Dick 1° maggio 1945
“
Il
1 maggio 1945 il Friuli è finalmente libero,ma non mancano
difficoltà lungo il percorso dell’immediato dopoguerra. Resta in
sospeso,infatti,la questione del confine orientale,enfatizzata su
Trieste,per le rivendicazioni territoriali della Jugoslavia di Tito.
Come gli altri osovani anche Dick è di presidio anche perché vi è
incertezza sulla tenuta delle fragili istituzioni democratiche. Gli
osovani consegnano le armi,ma sono pronti a riprenderle se
necessario.
NELLE
EMERGENZE POST BELLICHE
Ai
primi di maggio del 1945 il Friuli viene liberato,ma per l’Osoppo
non si esaurisce la missione. Vi è,infatti,ancora in sospeso la
questione dei confini ,che l’opinione pubblica sente soprattutto
per quanto riguarda Trieste ,ma che,in realtà,riguarda tutta la
fascia del Friuli orientale da Tarvisio al Carso con punti caldi
Gorizia,le vallate del Natisone e del Torre,il Collio sin nella Bassa
friulana.
In
questo delicato periodo storico,del quale,ovviamente non si parla
molto ,poiché era coperto dal segreto, Dick è uno di coloro che si
muovono di più sul territorio anche a sostegno dei patrioti
triestini e goriziani che sono collegati con l’Osoppo .
I
“fazzoletti verdi “ anche in questo caso compiono il loro dovere
con discrezione e quando la situazione si stabilizza
smobilitano,consegnano le armi e lasciano all’esercito regolare il
compito della difesa.
Dick,tornato
ad essere Giovanni Dalla Pozza ,si avvicina ai trent’anni. Vive
dell’avventura della guerra ,del ritrovarsi con gli amici a
rievocarla,si gode la libertà che ha contribuito a conquistare e
pensa a come incrementare la crescita della neonata democrazia. Gli
ideali ,il disinteresse per se stesso,la generosità hanno il
sopravvento su quella che è l’aspirazione di tutti in quei
momenti: sistemarsi.
Si
impegna moltissimo nel movimento europeo ( quanti non furono abbonati
da lui a lungo ad “Europa Libera?) ancora nel 1956.
Sincera
e duratura è l’amicizia con Enrico Mattei,che è ,a tutti gli
effetti,il vero “capo” della resistenza non comunista in Italia
e che,anche in seguito mantiene stretti contatti con coloro che
avevano condiviso i suoi ideali durante la guerra di liberazione. E
Mattei sarà più volte a Udine anche per il suo ultimo 25 aprile,nel
1962.
LA
TENTAZIONE DELLA POLITICA E L’IMPEGNO NEL PATRONATO SINDACALE
Gianni
Dalla Pozza ,in quel periodo,militando nell’Osoppo, fermamente
convinto che non ci possa essere una vera democrazia senza giustizia
sociale, in sintonia con il suo essere portato all’utopia, propugna
una riforma generale della società e dello stato. Come contenuti
politici condivide l’idea di un socialismo democratico che si rifà
al modello nordico ,fortemente integrato nell’Europa e alleato
dell’Occidente per contrastare il marxismo.
Egli
appartiene a quella che si può definire l’ala riformista della
resistenza per cui sarà fra i primi a reagire alle imposizioni
dell’ANPI.
Ciò
ha un risvolto anche in politica ed accade così che,nel 1947,sia fra
i primi in Friuli ad aderire al PSLI di Giuseppe Saragat ,il Partito
Socialista dei Lavoratori Italiani di area laico-riformista in
contrasto con le posizioni filosovietiche dei socialisti italiani
raccolti nel PSIUP.
Gianni
è fra i più attivi nel sostenere il partito del sole nascente in
Friuli ed ha modo di collegarsi a tutti coloro che lo
rappresentano,ma non riserva nulla per sé,porta voti ,si dedica
all’organizzazione in particolare in occasione del convegno estivo
a Pradibosco, nell’alta Val Pesarina ,ove solitamente interveniva
un alto esponente nazionale.
Egli
,però,non fa carriera nel partito poiché non incline ai
compromessi,schietto nelle opinioni e soprattutto di una specchiata
onestà. Gianni Dalla Pozza troverà un posto di lavoro tutto sommato
a lui confacente per sensibilità sociale nel sindacato collegato al
partito ,la UIL ed in particolare nel Patronato di questa
organizzazione, l’ITAL.
Definitivamente
congedato dall’esercito nel 1951 senza aver concluso gli studi
universitari,l’anno successivo Gianni Dalla Pozza viene assunto
all’ITAL come responsabile dei servizi di patronato,finalizzato
come istituzione a difendere i diritti dei lavoratori e delle loro
famiglie. Già nello Statuto dell’ITAL vengono accettate,e se ne
vede la sua impronta,le idee di Dick in quanto a libertà e
riformismo economico.
Oltre
a dedicarsi al patronato,al partito socialdemocratico è sempre
attivo nell’ambito dell’Osoppo e della Federazione Italiana
Volontari della Libertà .
E’
fra i fondatori dell’Istituto Friulano per la storia del movimento
di liberazione,ma è anche fra i primi ad allontanarsi poiché anche
nell’ambito di questa istituzione la parte politica che fa
riferimento al partito comunista esercita il suo monopolio.
Più
intenso e più cordiale è il rapporto invece con don Candido,don
Aurelio e soprattutto don Emilio De Roja. E poi con tutti gli Osovani
per i quali egli è un riferimento,sempre presente,sempre attivo nel
tenere i collegamenti e salde le amicizie.
IL
DOVERE DELLA MEMORIA
Nel
1947 Gianni Dalla Pozza è uno dei protagonisti assai poco
valorizzato della vita democratica della Udine postbellica, promotore
della nascita di un sodalizio che fa risaltare l’autonomia e gli
ideali dei “Fazzoletti verdi”.
Si
può dire che l’Associazione Partigiani Osoppo Friuli ha avuto in
lui non solo uno dei padri nobili,ma anche,sinchè ha vissuto,uno dei
suoi pilastri . Egli ha dato alla Associazione un apporto senza
pari,dedicando ad essa molto tempo e praticamente facendo dei proprio
ufficio la vera e propria sede.
Il
suo merito in questo senso è grande e se oggi esiste ancora l’Osoppo
lo dobbiamo proprio all’instancabile operato di Dick.
Con
pochi sodali Dick organizza le cerimonie del ricordo dei fazzoletti
verdi scomparsi durante la guerra di Liberazione dalle malghe di
Porzus alle alture del Friuli occidentale.
Si
rafforza in questi anni il rapporto di amicizia nato durante la
comune militanza osovana con don Emilio De Roja .
Per
don Emilio egli è una delle “risorse” efficaci e sempre pronte
soprattutto per affrontare le emergenze della sua benemerita opera
con i giovani della Casa dell’Immacolata . Al buon prete talora
capita di trovarsi in situazioni estremamente disperate e senza
chi,pur fra i tanti benefattori ed amici, possa venirgli incontro. E
lo trova in una persona che sa far del bene discretamente e quando si
impegna non molla sino al raggiungere l’obiettivo,mettendo
inventiva e praticità,facendo fruttare tutte le sue conoscenze.
IL
COMMIATO
Pur
ancor giovane di età ed avendo appena conseguito la pensione,il 2
agosto del 1981 in una cameretta dell’Ospedale di Udine si chiude
la sua avventura romantica, quella di un poeta divenuto guerriero
per amore di libertà e poi operatore di discreta, ma efficace
solidarietà.
E’
un addio silenzioso con una nota di speranza agli amici: :
”Carissimi
amici: siamo stati uniti nel segno del fazzoletto verde .
Questo
segno è realtà.
Nella
mia ora lo vedo,limpido
Un
abbraccio fraterno
Dick.”
Questo
è uno dei suoi ultimi scritti assieme al suo testamento spirituale ,
che
conservo ancora in copia, avuto
venti anni or sono dagli “amici” che mi chiesero di fare
l’articolo in suo ricordo:
“Caro
Bepo, un saluto a te e a tutti gli amici della FIVL.(Federazione
Italiana Volontari Libertà) Nella mia piccola vita(e con tutti gli
errori)una sola cosa io ricordo e voglio che gli amici ricordino con
me: un sogno che ebbe la sua realtà dopo l’ 8 settembre e si
concluse in un maggio lontano. Un maggio che io auguro ancora alla
nostra Patria. Tuo Dick”.
( A Giuseppe Fabris segretario dell’AVL Padova).
Ma
voglio concludere con uno scritto di Aldo Faelutti “Caverna” in
suo ricordo nel 1985:
“Ricordare
“Dick” Dalla Pozza, a quattro anni dalla sua scomparsa, significa
ripercorrere il tortuoso filo della memoria in modo che possa
dipanarsi in noi, che gli siamo vissuti accanto, e nei giovani che di
lui sentono soltanto ora parlare, la sua singolarissima figura di
comandante partigiano, di uomo di cultura, di cittadino d’Europa.
Oltre
che sul Comandante del Gruppo Sabotatori di Torviscosa e sul
Comandante della Quarta Brigata “Osoppo” vogliamo richiamare
l’attenzione sulle riflessioni storico-politiche che egli elaborò
intorno all’idea di un Europa in cui la Regione Friuli Venezia
Giulia avrebbe dovuto assumere il compito di propulsione, per creare
nel continente una vasta area di incontro fra popoli divisi da lunghe
e tragiche vicende storiche.
Nelle
sue aspirazioni l’Europa, uscita dalla Resistenza, avrebbe dovuto
superare il compito di serbatoio di emigranti e esprimere invece il
significato del progresso dei popoli attraverso il lavoro di tutti i
suoi cittadini. Ma al di là di tali elementari concezioni, qui in
sintesi enunciate, desideriamo dire ancora che la personalità e
l’impegno civile di “Dick” si manifestavano quotidianamente
nella promozione quasi segreta di un’opera di carità, non
programmata, non regolamentata, che lo fece apostolo nel mondo
difficile dell’emarginazione, interprete operante di una
religiosità veramente vissuta e partecipata dall’anima popolare”.
Vi
ringrazio per l’attenzione e chiedo venia se l’ho tirata un po’
a lungo, ma il personaggio lo meritava e un grazie SOPRATTUTTO A
ROBERTO TIRELLI PER AVERLO RAPPRESENTATO COSI’ BENE, FACENDO
RIVIVERE LA STORIA DI QUESTA STRAORDINARIA PERSONA QUAL’E’ STATO
GIANNI DALLA POZZA “DICK”.