Cimeli osovani nel ricordo del comandante “Livorno”.

Uno zaino militare tedesco in ottimo stato di conservazione ed esposto nel Museo della Grande Guerra di Ragogna è il particolare cimelio appartenuto a Giuseppe De Monte, il comandante osovano “Livorno”, caduto in azione il 29 aprile 1945 ed insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.

Nato a Muris il 16 novembre 1923, già autiere del Regio Esercito a Torino e Firenze, impavido patriota del Battaglione “Italia D.D.” in Val d’Arzino e comandante del “Gemona” nella fase finale della Lotta di Liberazione, il giovane visse la sua leggendaria stagione partigiana tra i monti Pala e Rossa, sulle sponde del medio Tagliamento e nel Sandanielese, autore di gesta più volte citate nei bollettini radiofonici di “Italia combatte” ed encomiate dal comando osovano e dalla missione britannica.

Proverbiale la sua capacità di uscire indenne anche dalle situazioni apparentemente disperate e senza via di scampo.

La sua fama era ben nota anche al capitano delle SS Eberhard Niemann, Sicherungskommandant di Spilimbergo, che fece della sua cattura una questione d’onore, dopo esser stato ferito in un agguato. L’osovano Giorgio Brusin “Sandro” così descrisse “Livorno”: “Ventunenne, aveva una maturità da uomo consumato. Un volto fanciullesco dai lineamenti fini, di una nobiltà semplice ed antica. Sembrava tanto fragile, mentre invece possedeva un’energia inesauribile. Non cedeva a sonno e stanchezza, era sempre il primo ad offrirsi nelle azioni più pericolose.

Coraggioso sino alla temerarietà, operava d’istinto, con un’audacia incredibile. Ogni sortita con lui era un’impresa irripetibile. Quando cadde in combattimento, nessuno di noi voleva crederci, perché eravamo abituati a vederlo sempre tornare. Le sue imprese lo renderanno leggendario in tutto il Friuli. Era in senso assoluto il migliore di noi!”. Il comandante “Livorno” venne ucciso dalla scheggia di un proiettile di mitragliera tedesca esploso sul tronco di un gelso, nel corso della sua ultima azione tra Villanova di San Daniele del Friuli e Carpacco di Dignano.

La sua memoria vive ancora nelle testimonianze per tempo raccolte, nell’omaggio alla sua tomba a Muris ed al suggestivo cippo eretto nel luogo del suo estremo sacrificio per la Libertà. La vetrina museale in cui è custodito il suo zaino contiene altresì le lettere dell’osovano Antonio Buttazzoni “Marsala”, sopravvissuto al carcere di Udine, e un altro raro cimelio ovvero il telefono da parete Fatme-Ericsson, in legno con cornetta in bachelite, utilizzato da Sergio De Cecco “Fatima” nel centralino posto in una casera del Monte Pala, dal luglio al dicembre del 1944. Oggetti preziosi, testimoni di una storia da ricordare.

Dove e quando:
Villanova di San Daniele
29 aprile 1945 - 29 aprile 2023
Giuseppe De Monte "Livorno" (1923-1945)