Cerimonia di commemorazione dell’eccidio di Porzus - Zani

Intervento del Sindaco Claudio Zani
Autorità civili e militari, amici osovani, rappresentanti delle Associazioni d’arma e combattentistiche, signore e signori presenti, vi porto il saluto dell’amministrazione comunale e di tutta la Comunità di Faedis che ho il grande orgoglio di rappresentare. Come grande è l'orgoglio della nostra Comunità nell’ospitarvi ogni anno in questa ricorrenza. Ricordare quel tragico 7 febbraio significa ricordare coloro che hanno combattuto e sacrificato la vita per un Italia libera e democratica, incuranti di fronte alla grandezza del sacrificio che oggi celebriamo. Troppo spesso con la semplice frase ''E' finito il tempo delle ideologie'' non intendiamo solo il positivo superamento di appartenenze che vanno oltre il riconoscimento dei necessari valori condivisi ma con atteggiamento fatalista sottendiamo che è finito anche il tempo degli ideali, di un impegno civile, dell'orgoglio delle proprie idee ed in definitiva del coraggio, ognuno nel proprio ruolo, di assumersi delle responsabilità. Le posizioni politiche possono essere diverse ma ricordiamoci sempre che fortunatamente possono esserlo e ci è dato di esprimerle proprio grazie al sacrificio di persone come quelle che oggi ricordiamo che ci hanno consegnato un Italia libera ed una Costituzione democratica nemica di ogni totalitarismo. Per questo voglio avere, per il piccolo ruolo che mi è dato, la responsabilità della chiarezza assoluta su ciò che oggi ricordiamo; l'eroismo ma anche l'eccidio tanto più vile e tragico perchè compiuto dalla mano che si riteneva amica. Il ricordo dell'eccidio non può essere distinto dalla condanna e la piena chiara condanna non può stemperarsi con il passare del tempo. Solo la piena consapevolezza, la piena assunzione della grandezza dell'errore di chi ha armato la mano assassina può portarci a rendere il ricordo di oggi un insegnamento condiviso per il futuro. Solo con questa chiarezza e con questo impegno abbiamo accolto il riconoscimento a monumento nazionale della malghe di Porzus. Con la stessa chiarezza dobbiamo impegnarci perché quel monumento ricordi uno dei sacrifici più alti della guerra di liberazione e nel contempo uno dei suoi più’ spietati errori. Un errore che non può e non va semplificato a fatto isolato, ma inserito nel complesso contesto storico del confine orientale e dell’influsso del IX Corpus yugoslavo in questi territori. Serve questa chiarezza per ricordare insieme alla tragedia anche l'eroismo e farlo in maniera pienamente condivisa. L'eroismo di chi ha contribuito a liberare l'Italia e questi territori dal gioco fascista e nazista, a costruire la zona libera del Friuli Orientale e la breve ma intensa esperienza del comando unificato Garibaldi Osoppo. L’eroismo che ha permesso alla 1^ brigata Osoppo di essere l’ultima a lasciare il fronte nella battaglia per la difesa della Zona Libera, arrivando a Valle di Soffumbergo, proprio qui sopra, già occupata dai tedeschi e pagando così con un altro eccidio, forse troppo poco ricordato, nel paese di Costalunga. Posso dire che questa Amministrazione non permetterà che questa commemorazione diventi una semplice ricorrenza annuale ma, senza invadere il campo degli storici, continuerà a mantenere l'attenzione ed il necessario approfondimento su quella tragedia come fatto anche quando ciò non era così facile. Ringrazio quindi la Provincia per l’attenzione che sta dimostrando, insieme agli Alpini di Faedis, per rendere ancor più fruibile e dignitoso il sito dell’eccidio, auspico che tutte le Istituzioni a partire quindi dal Comune di Faedis si impegnino a renderlo ancor più fruibile e raggiungibile per farlo diventare luogo perenne di insegnamento. Solo traendo insegnamento e assumendo piena consapevolezza di una delle pagine più nere della lotta di liberazione, potremo ricordare insieme anche le vittime innocenti dell'eccidio di Torlano, le 84 case bruciate di Faedis con i 16 civili trucidati e i 94 deportati, gli incendi dei paesi vicini, la sofferenza di tutte le popolazioni inermi. Solo così potremo come ci chiedeva Don Candido pregare insieme alle malghe di Porzus, non più segno geografico ed ideologico di divisioni macchiate dal sangue di giovani combattenti per la libertà di tutti, ma cerniera di pace ed amicizia, punto di incontro tra chi da quei tragici giorni saprà trarre l'insegnamento che lo storia non manca mai di esprimere. Perchè quei valori, quell’insegnamento, la testimonianza di voi Osovani, debbono essere fondamentale patrimonio condiviso. La condanna unanime, bipartisan, netta ed indignata per il grave imbrattamento del monumento che commemora, alle porte del Bosco Romagno, i patrioti osovani prelevati alle Malghe di Porzus, ha suscitato uno sdegno che non conosce colore politico. Esprimo profondo biasimo per un gesto così ignobile, che ha vilipeso un monumento di altissimo valore simbolico, ancora una volta inciviltà e ignoranza hanno lasciato il segno, sconcerta che la barbarie non si fermi neppure di fronte ai luoghi della memoria, azioni come questa sono sintomi di pesanti lacune culturali, di certo si tratta di persone che non amano la libertà, a differenza dei giovani osovani ricordati da quel cippo, che combatterono per la libertà. Ieri per Faedis è stata una giornata storica, attorno al tavolo del Consiglio Comunale si sono seduti i rappresentanti delle Associazioni APO, ANPI e dell’Istituto Friulano per la storia del Movimento di Liberazione assieme ai Sindaci del territorio, per delineare il percorso per le commemorazioni del 70° della Zona Libera del Friuli Orientale. Abbiamo condiviso quello che è accaduto in questi territori, e personalmente ho chiesto che venga creato un percorso di conoscenza di questi fatti all’interno delle Scuole, perché non venga smarrito, nelle nuove generazioni, ciò che è avvenuto per la Liberazione di queste terre dall’oppressione nazi-fascista. In un momento in cui, anche qui nel nordest, le famiglie ed i nostri giovani affrontano difficoltà sociali ed economiche, è forte il rischio che ognuno in maniera individualista pensi solo a salvare se stesso non riconoscendosi e non affidandosi più a nessuna istituzione, dalla Patria fino a quelle più vicine ad ognuno di noi come la famiglia e la Comunità locale. Il miglior ricordo è far vivere l’ideale di quei giovani caduti, ricordarci che la democrazia non è stata un dono ma una dura conquista e che c’è un solo modo per superare anche le sfide ed i momenti più duri: sono l’impegno, la responsabilità, la passione per questa Italia e la sua gente ed i valori etici e morali che quei giovani ci hanno lasciato ad esempio. Questa Comunità, nel suo piccolo, 2 anni fa ha vissuto momenti importanti: la visita del Presidente Napolitano, la mostra di De Marco ‘’il sentiero dei nidi di ragno – un uomo un partigiano’’, le nostre scuole premiate al Quirinale per il loro percorso sulla Costituzione ma saremmo non solo vanitosi ma soprattutto superficiali se ci accontentassimo di questo, l’impegno più importante è proprio quello di continuare a far vivere il coraggio di quelle scelte, è un impegno che non si ferma mai soprattutto con i più giovani per far capire loro che i ragazzi di allora non erano solo eroi coraggiosi da ammirare, ma un esempio da seguire. Erano giovani con le loro paure, sogni e speranze ma sono stati capaci di metterle a disposizione degli altri, certo nella battaglia ma soprattutto nella vita. Cogliamo l’esempio di quelle persone che hanno superato momenti ben più difficili di quello attuale ma l’hanno fatto con uno spirito ideale, con una disponibilità verso l’altro che noi stiamo smarrendo, tutti presi a salvare solo noi stessi. Se siamo convinti che la speranza di un futuro migliore ci è stata donata dalla Resistenza, Impegniamoci a riprendercela perché, come ci hanno insegnato, dipende ogni giorno dall’impegno di ciascuno di noi. Viva L'Osoppo viva la resistenza, viva l’Italia democratica e Repubblicana.
Dove e quando:
Faedis
2 Febbraio 2014