AUGURI A FRANCESCO DE GREGORI CHE IL 4 APRILE COMPIE 70 ANNI

Il 4 aprile compie settanta anni il cantautore Francesco De Gregori: il compleanno ha trovato ampia risonanza sui mezzi di comunicazione e non c’è nulla di cui stupirsi, perché indubbiamente si tratta di un artista che ha raggiunto i massimi vertici del successo. Le sue canzoni hanno segnato un’epoca intera ed ancora oggi continuano a rappresentare un pezzo importante non solo della nostra musica, ma anche della cultura italiana.

Riteniamo che tutti i nostri lettori sappiano che Francesco è figlio di Giorgio De Gregori, fratello più giovane di “Bolla”, l’eroico comandante della Osoppo ucciso dai gappisti alle malghe di Porzus il 7 febbraio 1945. Probabilmente tutti sanno anche che Francesco ha sempre seguito con attenzione, e con discrezione, la vicenda dello zio: è stato varie volte alla cerimonia in ricordo dell’eccidio e fu presente anche nel 2012 in occasione della visita a Faedis del presidente Napolitano.

Il nostro “incontro” con lui è avvenuto attraverso il libro-intervista PASSO D’UOMO, uscito nel 2016. Il cantautore viene intervistato dal giornalista Antonio Gnoli e ripercorre tutte le tappe della sua vita: la famiglia, la gioventù, gli incontri, le opportunità. Ne esce l’immagine di un uomo di cultura che ha vissuto intensamente il difficile periodo che va dagli anni Settanta fino alla metà del decennio scorso.

Si arriva quindi all’ultimo capitolo del libro il cui testo ci ha decisamente sorpreso, poiché in pratica è dedicato tutto alla memoria di suo zio Francesco “Bolla”. Colpisce il giudizio chiaro e netto che il cantautore da sulla resistenza (“Anche io sono convinto che la storia della Resistenza, sia stata monopolizzata dalla componente comunista. Che certamente è stata una parte importantissima, ma non l’unica.”). Narra poi l’incontro con Giorgio Bocca per chiedere spiegazioni (che non arrivarono) a proposito del giudizio molto negativo che il giornalista dava di Bolla. Seguono ancora parecchie pagine di commento sulla situazione di quegli anni e del dopoguerra, così come la profonda emozione che lo assalì in occasione di un concerto in Castello a Udine, dove era presente anche la zia Clelia Clocchiatti, la vedova di Bolla. Francesco cantò, senza pensare allo zio, la rielaborazione in italiano del canto Stelutis Alpinis. (“Ci siamo tutti resi conto, improvvisamente, che la canzone ci stava addosso”). Conclude questo bellissimo capitolo (e anche il libro) con una frase che lascia il segno: “Immagino che sarei la stessa persona anche senza l’eredità di quella storia, bella e tragica. Ciò che so con sicurezza è che sono orgoglioso di “Bolla” e fiero e felice di portare il suo nome.”

Ringraziamo Francesco De Gregori per queste belle parole e gli auguriamo di continuare con quella freschezza e poesia che le sue canzoni e la sua vita ci hanno trasmesso.

Dove e quando:
Francesco De Gregori