Petruta, originaria della Romania, è da molti anni in Italia, dove si è sposata e ha avuto quattro figli. Vive a Prata di Pordenone, un paesotto del Pordenonese, dove per tanti anni ha aiutato il marito a condurre un mobilificio, uno dei tanti in questa zona chiamata “Distretto del mobile di Brugnera”.
PORDENONE\ aise\ - Petruta, originaria della Romania, è da molti anni in Italia, dove si è sposata e ha avuto quattro figli. Vive a Prata di Pordenone, un paesotto del Pordenonese, dove per tanti anni ha aiutato il marito a condurre un mobilificio, uno dei tanti in questa zona chiamata “Distretto del mobile di Brugnera”.
Petruta una volta all’anno, a fine giugno diventa la protagonista di un bel momento che ricorda una figura storica della Resistenza, “Maso”, il capitano degli alpini Pietro Maset, uno dei comandanti della Brigata Osoppo, ucciso sul finire della guerra, a metà di aprile del 1945, medaglia d’oro al valor militare.
Maso era un mito per i suoi uomini, quasi tutti giovani ragazzi: lui era la sicurezza, sapevano che di lui potevano fidarsi, che non li avrebbe mai mandati a compiere atti che potevano mettere a repentaglio la loro vita o quella dei civili. Maso aveva affascinato il marito di Petruta, Luigi Baldassar, conosciuto da tutti come Mameli, il suo nome di battaglia. Maso aveva affascinato Mameli e gli altri ragazzi come lui: Marco, Giampaolo Danesin, veneziano e Furio, Guido Ravenna, di Treviso, ebreo, Giavanni Fachin, Pupi e tanti altri ancora.
La guerra era finita e si era portata via Maso, ma quella compagnia di amici era rimasta solida. Tutti si sono costruiti la loro vita, ma non hanno smesso di trovarsi, due volte all’anno per ricordare il loro capo, il loro amico Maso: in aprile a Scomigo il paese dove era nato e dove era sepolto e a giugno a Malga Cjamp in comune di Budoia, i loro rifugio durante la guerra e dove Maso è morto.
Hanno continuato per decenni a trovarsi anche quando erano rimasti proprio pochi: una decina, forse anche meno. Poi quando tutto sembrava destinato all’oblio, qualcosa si è ridestato, perché l’Osoppo ha continuato a ricordare i suoi miti. Ecco allora l’Osoppo ritrovarsi attorno a Mameli, Marco, Furio e Pupi: loro quattro soddisfatti di essere ancora a ritrovarsi assieme per ricordare quelle memorabili giornate, piene di freddo, di fame e di paura, ma così piene di speranza e di fiducia nel futuro.
Il tempo si è portato via anche Mameli e Pupi, ma Marco e Furio ci sono ancora e soprattutto lei, Petruta, molto più giovane di suo marito e tutta fiera di trasmettere ai suoi quattro ragazzi il senso di quello che ha vissuto loro padre.
Il ritrovo è quindi anche quest’anno al Malga Cjamp, assieme al vicesindaco di Budoia, Pietro Ianna, al rappresentante del comune di Conegliano, Floriano Zambon, per lunghi anni sindaco di quella città, e tanti altri amici per fare ancora festa, per ricordare Maso.
Si inizia con la messa celebrata da padre Arturo Bergamasco, un salesiano missionario nella lontana Bolivia, e accompagnata dalla Coral Risultive di Fontanafredda, gente che sa cantare, ma soprattutto sa cantare con il cuore. E con loro Marco, Giampaolo Danesin, che non lo ferma né il caldo né i suoi 93 anni suonati. È lì a ricordare i suoi amici che non ci sono più. Petruta è quella che organizza e provvede a tutto: è lei la protagonista di questa cerimonia di fine giugno, così lontana dagli insulti, dalle grida, dal disimpegno dilagante di ogni giorno. Lei che viene da un paese lontano vuole che i suoi figli imparino la lezione di impegno personale e civile che il papà gli ha lasciato: la sua eredità che è quella di Maso. (aise)
AGENZIA AISE 6 LUGLIO 2019