80 ANNI FA L’ECCIDIO DI VILLA ORTER A TARCENTO

Tra il 29 e il 30 aprile 1945, la Villa Orter di Tarcento è il luogo dell’esecrabile eccidio per mano cosacca di undici partigiani, dei quali quattro osovani e sette garibaldini. La dimora, ubicata oltre il Torre sul Plan di Paluz, è stata requisita dai cosacchi quale sede del comando del loro presidio. Alla vigilia della strage, gli occupanti sembrano intenzionati a trattare la resa con una delegazione della “Osoppo”, guidata da Romano Zoffo “Barba Livio”, comandante della 6° Brigata, d’intesa con Luciano Nimis “Nello”, al comando del Battaglione “Tarcento”.

Nato ad Amaro nel 1912 e maestro elementare, Zoffo è stato tenente del 2° Reggimento Fanteria “Re” in Croazia, decorato di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Azionista ed osovano fin dalla nascita della formazione, ha comandato inizialmente il Battaglione “Carnia” e poi la 2° Brigata, prima del trasferimento nella zona tra Musi e la Val Resia per adempiere fedelmente ai suoi nuovi incarichi operativi. Sceso da Chialminis (Nimis), “Barba Livio” è scortato da due giovani tarcentini ovvero Dario Treppo “Virgilio”, l’intendente della 6° Brigata, e Giuseppe Turrini “Benzina”, l’autista. Il primo è di Sedilis, classe 1921, alpino in Bosnia nel febbraio del ‘42, rimpatriato per tifo addominale, curato negli ospedali militari di Gorizia e Udine. Il secondo, nato nel 1919, è stato alpino del “Cividale” sul fronte greco-albanese. Al momento dell’incontro con i cosacchi, per motivi ignoti gli osovani vengono catturati a tradimento e rinchiusi nella villa, in cui si trovano altri partigiani precedentemente imprigionati.

Legati, i patrioti sono barbaramente torturati e orrendamente uccisi. Nel pomeriggio del 30 aprile, la Villa Orter esplode al brillamento delle mine poste dai cosacchi in fuga. Alla sua distruzione concorre anche il successivo incendio. Dopo la liberazione di Tarcento, la rimozione delle macerie, in particolare del locale sotterraneo usato come prigione, svela una scena straziante. L’esplosione ha fatto scempio dei cadaveri, dilaniati e quasi irriconoscibili. Lo testimoniano le memorie di don Giuseppe Grillo, l’osovano “Mikros”, e il diario della scrittrice tarcentina Bruna Sibille-Sizia, oltre alle fotografie scattate sul posto e conservate ancor oggi.

Assieme ai tre parlamentari osovani, sono stati uccisi il triestino Stelio Sartori “Silvano”, anch’egli patriota della 6° Brigata, e i garibaldini Leo Cardini, Leone De Zanna, Guglielmo Novelli, Sergio Pallaoro, Onorio Pontotti, Eugenio Troi e Sergio Villani. Dalla “fossa” della villa sono estratti anche i corpi senza vita di un tedesco e di un cosacco non identificati. In Via Martiri della Libertà, una lapide ne ricorda il sacrificio. Alla memoria del comandante Romano Zoffo “Barba Livio” è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Nelle stesse ore dell’eccidio di Villa Orter, è stato ucciso per mano tedesca anche il giovane tarcentino Umberto Muzzolini, l’osovano “Caporetto”, classe 1924, già alpino del “Cividale” nell’estate del ‘43.

Jurij Cozianin

Dove e quando:
Tarcento Villa Orter
29/30 aprile 1945 - 29/30 aprile 2025
Una foto di Villa Orter distrutta dopo l'esplosione