Sono trascorsi settantasette anni dal 25 marzo 1944, giorno in cui cinque uomini partiti da Casa Marzona, a Treppo Piccolo, raggiungono Pielungo e si insediano a Casera Palamajȏr, alle pendici del roccioso Monte Rossa nel territorio di Clauzetto, grazie alla collaborazione dei fratelli Giovanni e Giobatta Marin, e del Dott. Fedele Guerra.
Gli uomini saliti in Val d’Arzino sono Rainiero Persello “Goi”, Federico Tacoli, Giovanni Colaone, Cesare Cividino e l’allora giovanissimo Enrico Furlan, che ci ha lasciati lo scorso ottobre. Nei giorni immediatamente successivi, ad essi si aggregano, tra gli altri, Renato Del Din “Anselmo”, Pasquale Specogna “Beppino”, Corrado Sebastianutti “Muk”, Alberto Cautero “Romolo” e due prigionieri sudafricani evasi dal campo di Torviscosa.
E’ l’atto di nascita del Battaglione Italia, il primo reparto della Brigata Osoppo-Friuli. Questi sono gli uomini che affrontano il rastrellamento nemico del 14 aprile ‘44, che costa la vita al giovane Giacomo Missana, catturato e fucilato a Forno, e conducono il 25 di quel mese l’audace azione dimostrativa contro le caserme nazifasciste di Tolmezzo, per affermare che l’Osoppo esiste e combatte. Il loro comandante Renato Del Din, Medaglia d’Oro al Valor Militare, incontra la morte ma il suo sacrificio non è vano. Il suo funerale scuote la coscienza di molti uomini e tante donne. Per tutti è giunto il tempo delle scelte.
Il comandante della neonata Brigata Prof. Candido Grassi “Verdi” si insedia a Pielungo. Il Castello Ceconi diventa la sede del comando osovano, centro logistico e di reclutamento. Forte dei suoi ideali, la Osoppo è quindi l’approdo naturale per i molti gruppi armati autonomi nati dopo l’8 settembre ‘43, in particolare ad Attimis per iniziativa di Manlio Cencig “Mario” e a Treppo Grande per merito di Don Ascanio De Luca “Aurelio”, il quale, d’intesa con l’Arcivescovo Mons. Nogara, a giugno raggiunge “Verdi”.
Ripercorrere i primi passi della presenza osovana in Val d’Arzino, come nelle limitrofe Val Cosa e Val Tramontina, significa rievocare l’inizio di quella che Cesare Marzona definiva con parole di verità “la grande ed irripetibile stagione dell’Osoppo”. In queste valli hanno infatti vissuto la loro esperienza partigiana i suoi fondatori, molte delle sue maggiori personalità, tanti dei suoi uomini più valorosi e preziose staffette. Tra loro il ragognese Giuseppe De Monte “Livorno”, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e la giovane studentessa udinese Maria Niva De Ponti “Gianna”. In quei boschi sono nati molti “canti nella bufera” e nella stamperia di Pradis, diretta da Adalgiso Fior, sono stati ciclostilati i fogli clandestini “Pai nestris fogolârs” e “Osoppo Avanti!”, espressioni del più puro spirito osovano.
E’ una storia in cui “i fazzoletti verdi” non sono mai stati soli. Come ricorda al visitatore la lapide posta all’ingresso del Castello Ceconi, è doveroso rendere omaggio agli abitanti di quelle valli. Uomini e donne tenaci, abituati alla fatica quotidiana del lavoro e ai sacrifici dell’emigrazione. Erano anch’essi figli della plurisecolare civiltà contadina e dei mestieri, ancora profondamente intrisa di religiosità cristiana ed umana solidarietà. Il Friuli e la Carnia di allora ne stavano vivendo l’ultimo scorcio. E’ per questo che anche nei giorni più duri il legame dei patrioti della Osoppo con la popolazione non venne mai meno. Una scodella di latte e una fetta di polenta non furono mai loro negate. Assieme ai civili è doveroso ricordare i parroci, coraggiosi “pastori nella bufera”, e le missioni alleate, accolte e protette dall’Osoppo in Val d’Arzino e Val Tramontina. I loro uomini ebbero sempre parole di solidarietà, stima e profonda gratitudine verso “i fazzoletti verdi”.
La Medaglia d’Oro al Valor Militare Prof.ssa Paola Del Din ricevette proprio a Pielungo dal maggiore britannico Manfred Czernin “Manfredi” l’importante incarico che lei portò a termine con straordinaria dedizione ed altrettanto coraggio.
A tanti anni di distanza, i documenti d’archivio, i libri, le testimonianze e le lapidi della memoria rimangono fondamentali per conoscere quella stagione di puri ideali e grandi sacrifici. Lo sono anche i luoghi, sebbene appartati, spesso solitari e oggi quasi disabitati, circondati da una natura silenziosa e di selvaggia bellezza. E’ sempre un’emozione salire in Palamajȏr, così come percorrere i sentieri e le piste forestali che conducono sul Rossa e sul Pala, i monti della valorosa 3° Brigata, vedere gli stavoli e le casere dei “fazzoletti verdi”, alcune ricostruite, altre purtroppo in rovine, fin dai giorni in cui i nazifascisti le bombardarono ed incendiarono. Tra le faggete, i pini neri, i bianchi massi affioranti, le ripide pareti rocciose, le acque smeraldine dell’Arzino e del Comugna, la suggestione di quel tempo lontano sopravvive ancora. Sono passi sulle orme lasciate dallo spirito libero ed indomito degli uomini e delle donne della Osoppo-Friuli.
Dott. Jurij Cozianin