14 AGOSTO RICORRENZA DI SAN MASSIMILIANO KOLBE FRATE FRANCESCANO MORTO AD AUSCHWITZ CHE PAPA WOJTYLA DEFINI' "PATRONO DEL NOSTRO DIFFICILE SECOLO"

Rajmund Kolbe nacque l’8 gennaio 1894, in una famiglia dalle condizioni economiche modeste in una zona polacca sotto il controllo della Russia. Il padre Julius, tedesco, era tessitore e la madre polacca Maria Dąbrowska faceva la levatrice. A tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli.

Nel settembre 1910 vestì come novizio l'abito dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, assumendo il nome di Massimiliano mentre l'anno successivo venne inviato a Cracovia e successivamente a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia. Durante la permanenza a Roma, Kolbe oltre a conseguire due lauree, e a professare nel 1914 i voti perpetui, maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione di Maria, che caratterizzerà poi il suo impegno pastorale. Kolbe era consapevole di doversi impegnare in un periodo storico difficile, caratterizzato dall'emergere di ideologie totalitarie, dalle sfide sociali poste dall'industrializzazione, dal materialismo e dallo sviluppo dei mass media.

Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote a Roma e nel 1919, dopo aver conseguito il dottorato in teologia, ritornò in patria, a Cracovia, dove iniziò a insegnare nel seminario. Presto però dovette abbandonare l’insegnamento per curare la tubercolosi di cui era affetto. Dopo un nuovo soggiorno a Zakopane per curarsi dalla tubercolosi, nel 1927 fondò, non lontano da Varsavia, un convento chiamato Niepokalanów dotato di una tipografia e di un seminario missionario. Divenne uno dei conventi cattolici più grandi al mondo, ed era quasi una città autonoma. Nei primi anni della guerra offrì riparo a numerosi rifugiati polacchi, compresi molti ebrei.

Nel 1930, Kolbe partì come missionario alla volta dell'Estremo Oriente. Dopo una breve sosta a Shanghai, proseguì fino a Nagasaki, in Giappone. Qui curò la pubblicazione di una rivista ed edificò un convento alle falde del monte Hikosan. Nel 1932 si recò in India per valutare la possibilità di fondare una nuova missione ma, dopo un breve soggiorno decise di tornare a Nagasaki, dove nel 1936 aprì anche un seminario.

Nello stesso anno Kolbe lasciò definitivamente il Giappone, rientrando in Polonia. In Polonia, Kolbe si dedicò al rafforzamento di Niepokalanów e, nel 1937, si recò nuovamente in Italia per partecipare ai festeggiamenti del movimento mariano mentre nel maggio del 1939 si recò quindi per un breve periodo in Lettonia.

Gli eventi in Europa però precipitarono. La Polonia venne occupata dai nazisti e Kolbe fu arrestato dalle truppe tedesche il 19 settembre 1939 insieme ad altri 37 confratelli. Dopo quasi tre mesi di prigionia, Kolbe venne liberato. Tornato a Niepokalanów, la trovò bombardata e presto la trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi. La sua libertà però durò poco. Il 17 febbraio 1941 Kolbe venne nuovamente e definitivamente arrestato dalla Gestapo. Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato, ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero.

Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso: i campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti con favore.

Kolbe venne quindi rinchiuso nel bunker del Blocco 11. Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.

Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse a Hans Bock, il delinquente comune nominato capoblocco dell'infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l'iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria». Franciszek Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995. Kolbe fu beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo conterraneo. Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell'omelia lo definì «santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo» e «martire della carità». Alla cerimonia era presente anche Franciszek Gajowniczek, l'uomo che aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento.

Dove e quando:
Auschwitz
14 agosto 1941
padre Massimiliano Kolbe (1894-1941)